Afghanistan e Iran, l'aiuto della Cina e del Gruppo di Shanghai
Pechino (AsiaNews) - La Shanghai Cooperation Organization (Sco) - il gruppo che raccoglie Cina, Russia e le quattro nazioni dell'Asia Centrale - ha accolto l'Afghanistan come osservatore. La Cina ha promesso di aiutare Kabul fin da ora e soprattutto quando le truppe Nato lasceranno il Paese nel 2014. Il gruppo ha anche affermato la sua opposizione a ogni uso della forza contro l'Iran, altro paese osservatore.
All'incontro di due giorni svoltosi nella capitale cinese e concluso ieri, è stata accolta anche la Turchia come "partner di dialogo". In tal modo l'Sco viene ad abbracciare una serie di Paesi euroasiatici dal Mediterraneo fino all'Oceano Pacifico. In esso infatti sono compresi, oltre a Russia e Cina, anche Uzbekistan, Tagikistan, Kirghizistan and Kazakistan. Oltre all'Iran, anche India, Pakistan e Mongolia sono osservatori.
Partito con l'intenzione di collaborare nella sicurezza e contro il terrorismo, il gruppo sta diventando una grande zona di collaborazione economica. Ieri la Cina ha deciso di offrire un prestito di 10 miliardi di dollari Usa per la costruzione di ferrovie, impianti di telecomunicazioni, oleodotti e gasdotti. Il gruppo ha anche deciso di rafforzare i reciproci rapporti economici.
Per l'Afghanistan, l'accoglienza nella Sco è una manna economica e politica. Hu Jintao ha deciso di offrire un aiuto "sincero e gratuito" al presidente Hamid Karzai per 150 milioni di yuan (circa 19 milioni di euro), da destinare alla costruzione di infrastrutture e a borse di studio per i giovani del Paese. In più, Pechino ha firmato un accordo strategico per accrescere gli investimenti cinesi in Afghanistan.
Il ritiro delle truppe Nato dal Paese fa temere a Pechino un incremento del caos, del commercio di oppio e del fondamentalismo, contro cui essa sta lottando soprattutto nello Xinjiang. Hu ha detto che la Sco deve giocare un ruolo sempre maggiore in Afghanistan. Ma la parte russa ha escluso che questo aiuto implichi una presenza militare nel Paese.
Hu Jintao ha anche incontrato il presidente iraniano Mahmud Ahmadinejad e gli ha chiesto di essere "pragmatico e flessibile" nei dialoghi con le grandi potenze sul nucleare.
Il 18-19 giugno si terrà a Mosca una nuova tornata di dialoghi fra Teheran e i "5+1" (Usa, Russia, Gran Bretagna, Francia, Cina e Germania) per bloccare lo sviluppo nucleare dell'Iran che secondo le grandi potenze nasconde fini militari. Se non si trova un accordo, il primo luglio scatteranno nuove pesanti sanzioni commerciali e finanziarie.
L'Iran ha sempre negato di avere scopi militari nel suo programma nucleare. Ali Ashghar Soltanieh, ambasciatore iraniano all'Aiea, l'agenzia Onu per l'energia atomica, ha dichiarato in questi giorni che il suo Paese è pronto a calmare ogni paura e a "rimuovere ogni ambiguità, provando davanti al mondo che le nostre attività hanno solo scopi pacifici".
In una dichiarazione finale, la Sco ha sottolineato che l'uso della forza contro l'Iran - a causa delle preoccupazioni riguardo al suo programma nucleare - è inaccettabile e porterebbe a circostanze imprevedibili nella regione e nel mondo.