Afghanistan, segnali di crisi sulla ‘road map per la pace’
All’indomani dell’intesa emergono critiche e questioni irrisolte. I talebani non sarebbero soddisfatti; le versioni del documento non combaciano. Intanto nel Paese si continua a morire.
Kabul (AsiaNews) – A poco più di 24 ore dallo storico accordo per una “road map per la pace” in Afghanistan, emergono segnali di una fragile tregua. Mentre a Doha, in Qatar, veniva firmata la dichiarazione congiunta che dovrebbe porre le fondamenta per una pace duratura dopo 18 anni di guerra, da più parti si ergono critiche. Ad AsiaNews Bacha Khan Muladad, responsabile delle pubbliche relazioni del “People’s Peace Movement” (Ppm), gruppo di pacifisti afghani che organizza manifestazioni pubbliche, dichiara con preoccupazione: “I talebani hanno detto di nuovo che non rispetteranno l’accordo perché quanto emerso non rientra nei termini originali dell’intesa”.
Il 7-8 luglio si è svolta a Doha una conferenza intra-afghana. Al tavolo delle trattative erano presenti 50 alti funzionari del governo di Kabul, membri della società civile e attiviste donne, in sostegno del mondo femminile afghano; da parte dei miliziani islamici, 17 leader. L’incontro si è concluso con l’impegno da entrambe le parti a “rispettare e proteggere la dignità del popolo, la vita delle persone e le loro proprietà e ridurre a zero le vittime civili”.
Subito dopo la pubblicazione, l’accordo ha iniziato a vacillare. Prima di tutto per l’ennesimo attentato rivendicato dagli estremisti. Un’autobomba piazzata a Ghazni, vicino la Direzione nazionale sicurezza e una scuola, ha fatto 14 vittime e 180 feriti. Mohammad Khalid Wardak, capo della polizia provinciale, ha dichiarato che la maggior parte delle persone ferite sono studenti. Zalmay Khalizad, inviato di pace per il governo di Washington, ha dichiarato: “Nell’orribile attacco, le vittime sono ancora una volta gli studenti. È inaccettabile mettere in pericolo i bambini in questo modo. Condanno fermamente questo attacco. La pace non è mai stata più urgente ed è l'unica via per porre fine al terrorismo e alla violenza”.
Un altro aspetto dell’accordo che ha raccolto pesanti critiche è la frase che riguarda le donne, nella quale si afferma che i loro diritti saranno rispettati “all’interno della cornice dei valori islamici”. Per gli attivisti, questa frase sarebbe troppo cauta, rispetto al modo in cui per anni le donne sono state discriminate, lapidate, uccise in “omicidi d’onore”, bandite dalle scuole. Samira Samin scrive su Facebook: “Per favore, non lasciate che i talebani interpretino ancora i principi islamici per le donne. Per loro, significano che possono picchiarci e mandarci in prigione”. La famosa attivista Wazhma Frogh dichiara sarcastica su Twitter: “I nostri diritti erano proprio rispettati ‘nella cornice dei valori islamici’ sotto i talebani”.
Un terzo aspetto critico dell’intesa riguarda le differenti versioni in cui è stata tradotta: inglese, pashto e farsi (o “dari”, come viene comunemente chiamata la lingua ufficiale del Paese). I testi in inglese e farsi contengono il riferimento alle donne, ma non un tema caro ai talebani: il ritiro di tutte le truppe straniere dal territorio afghano. Al contrario, la versione in pashto non contiene la frase sui diritti delle donne, mentre include il ritiro dei soldati internazionali.
09/07/2019 09:14