29/10/2008, 00.00
SRI LANKA
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Aerei delle Tigri tamil bombardano una centrale elettrica a Colombo

di Melani Manel Perera
I ribelli del Ltte colpiscono nella notte con incursioni aeree. Due gli obiettivi: a nord il campo militare di Thallady, nei pressi di Mannar; a sud la centrale di Kelani-Tissa, nei sobborghi di Colombo.

Colombo (AsiaNews) - Nella serata di ieri il Liberation Tigers of Tamil Eelam (Ltte) ha messo a segno due attacchi aerei. Il primo, avvenuto verso le 22 e 20, ha avuto come obiettivo il campo militare di Thallady a Mannar, nel nord dello Sri Lanka. La seconda incursione ha colpito una centrale elettrica nei sobborghi di Colombo, capitale del Paese.

Il porto e la città sono state messe al buio per motivi precauzionali. Il blackout dettato dallo stato di massima allerta è durato circa un’ora. Nessun morto e pochi feriti lievi, ma grande spavento, soprattutto tra la popolazione dei sobborghi della capitale. Sugala Kumari, attivista nel campo del sociale, ha raccontato ad AsiaNews i momenti vissuti durante l’attacco. “In quel momento il nostro pensiero è andato alla popolazione che vive nella zona di guerra. Se noi ci siamo spaventati per il rumore di un bombardamento di pochi minuti, quale deve essere la paura di chi vive questa orribile situazione al nord, 24 ore su 24?”.

L’attentato portato dalle Tigri Tamil al campo militare di Thallady è invece oggetto di discussione. Secondo le fonti governative non ci sono morti e si contano pochi ferite. Fonti anonime interne alle forze di sicurezza, citate dallo Sri Lanka Guardian, parlano invece di soldati uccisi e feriti gravi.

Prima di questa incursione le Tigri avevano colpito dal cielo in altre occasioni, l’ultima il 9 settembre. La forza aerea del Ltte si basa su cinque velivoli Zlin-143 di fabbricazione ceca. Gli aerei da turismo sono stati introdotti nell’isola a pezzi, riassemblati e modificati per poter portare bombe.

Lo scontro tra ribelli e forze governative dura ormai da decenni e ha causato migliaia di vittime. L'ipotesi di una soluzione politica del conflitto, attraverso colloqui tra le parti in causa, sembra ormai naufragata. Il presidente Rajapaksha ha deciso per lo scontro frontale, nonostante le prime vittime della guerra siano gli abitanti del nord del Paese. Nella regione teatro degli scontri la popolazione soffre una situazione di grave povertà ed è costretta a cercare rifugio nei campi profughi.

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