Ad Astana, il parlamento sta approvando una legge per la “non-libertà religiosa”
Astana (AsiaNews/F18) – Grande il timore per fedeli e attivisti per i diritti umani in Kazakistan che la nuova legge sulla libertà religiosa e la riforma del Codice degli illeciti amministrativi restringa i loro diritti, mentre le autorità si rifiutano di renderne noto il testo. La normativa è stata approvata il 24 settembre dalla Camera bassa (il Majilis) del parlamento kazako e a giorni sarà all’esame del Senato, per poi essere promulgata dal presidente.
All’agenzia Forum 18 Kamal Burkhanov, che guida il Gruppo di lavoro del Majilis che ha redatto il testo, ha confermato l’approvazione con 80 voti a favore e solo uno contrario. Ma si è rifiutato di darne copia o di rivelare particolari, ribadendo solo che “chi viola la legge sarà punito”. Il parlamento è dominato dal Partito Nur Otan del presidente Nursultan Nazarbaev, che ha la totalità dei seggi nel Majilis. La sola deputata che ha votato contro, Aygul Solovyova, si è pure rifiutata di spiegare le ragioni e cosa ritenga sbagliato, limitandosi a dire che “occorrerebbe cambiare l’intero testo”.
Secondo il quotidiano Respublika del 26 settembre, Maulem Ashimbaev, vicepresidente dell’Amministrazione presidenziale per la politica interna, ha detto che con la nuova legge tutti i gruppi religiosi dovranno di nuovo chiedere l’autorizzazione ad operare, cosa che potrà permettere alle autorità di negarla a molte e bandirle. Mentre i funzionari locali del Comitato affari religiosi dovranno – dice - “mettere ogni cosa sotto il proprio personale controllo”.
I gruppi per la tutela dei diritti dicono che la legge comprime ancora la libertà religiosa, per cui il parlamento vuole approvarla senza critiche preventive per mettere tutti davanti al fatto compiuto.
Ninel Fokina, capo ad Almaty del Comitato di Helsinki, osserva che la legge, per quanto se ne sa, prevede restrizioni maggiori per i gruppi religiosi, rispetto ad altre associazioni e riconosce diritti maggiori ad alcune fedi. Per ottenere la registrazione, occorre “il parere di un esperto in religione” sull’atto di costituzione e su tutta la letteratura e le pratiche religiose. Alla comunità, poi, è proibito stampare o importare testi religiosi, senza l’autorizzazione dello Stato, cosa che ritiene “una vera e propria censura”. Per cui ritiene la legge “contraria a ogni principio di libertà religiosa affermato dall’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Ocse)”.
Preoccupazioni condivise da Aleksandr Klyushev, capo dell’Associazione delle organizzazioni religiose del Kazakistan, che ritiene la legge “incostituzionale”.
Pare anche che siano aumentate le pene per le attività religiose non autorizzate e che ogni comunità necessiti l’adesione di almeno “50 cittadini adulti” per essere registrata.
Il vescovo luterano Yuri Novgorodov la definisce “una legge per la non-libertà di coscienza”.
In Kazakistan è in corso una vera repressione contro le minoranze religiose, anche tramite i media statali e con l’imposizione di un “Programma statale di educazione patriottica” approvato dal presidente Nazarbaev. I gruppi religiosi – a parte musulmani e cristiani ortodossi - sono sempre più controllati in ogni attività, schedati in modo minuzioso, persino privati degli edifici dove riunirsi.
Per appianare le critiche, il Kazakistan ha chiesto all’Ufficio dell’Ocse per le istituzioni democratiche e i diritti umani di esaminare il progetto di legge, lo scorso giugno. Ma Forum 18 denuncia che poi il parlamento ha del tutto ignorato le osservazioni dell’Ocse.
Il presidente Nazarbaev vorrebbe ricoprire la carica di presidente dell’Ocse, nel prossimo futuro.