Accademici cinesi: abolite il laogai, il carcere senza processo
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Lettera aperta di 69 accademici cinesi all’Assemblea nazionale del popolo e al Consiglio di Stato, perché aboliscano “subito” “l’incostituzionale sistema” della “rieducazione tramite lavoro”, il laogai. La legge consente alla polizia di imprigionare e tenere in prigione fino a 4 anni “ogni criminale minore, o chiunque sia ritenuto un rischio per la stabilità sociale”, senza processo. Il sistema è stato introdotto nel 1957 dal presidente Mao Zedong per permettere la “purga” dei suoi avversari, soprattutto i dissidenti di destra e gli intellettuali liberali. Ma oggi è utilizzato da polizia e funzionari locali per colpire chi vuole fare petizioni e doglianze alle autorità superiori.
A settembre ha suscitato una rovente polemica il caso di un contadino dell’Henan rimasto in un campo di “rieducazione” per due anni a Luoyang, sebbene ne fosse già stato chiesto il proscioglimento dall’accusa di danneggiamento di proprietà pubblica. Già a marzo l’agenzia statale Xinhua ha indicato la volontà dell’Anp di rivedere il sistema, ma con la proposta di ridurre a “solo” 18 mesi la detenzione senza processo.
Il professore di economia Mao Yushi, che ha firmato la lettera e mezzo secolo fa fu condannato come “elemento di destra”, ha spiegato al quotidiano South China Morning Post che questo sistema viola diritti umani fondamentali e causa “detenzioni ingiuste perché manca di garanzie di giustizia, come la presenza di un avvocato di difesa”. Hu Xingdou, professore presso l’istituto di Tecnologia economica di Pechino e altro firmatario, spiega che il consenso all’abolizione è diffuso e che “senza giustizia, non può esserci stabilità sociale”. “Lo Stato di diritto è un requisito necessario” per costruire “una società armoniosa”.