Abu Sayyaf semina il terrore a Mindanao. Si temono rapimenti di religiosi locali
A corto di fondi i terroristi di Abu Sayyaf avrebbero in programma il sequestro di suore e religiosi filippini. In una settimana tre bombe sono esplose a Cotabato. Danneggiata anche la locale la cattedrale.
Zamboanga (AsiaNews) – Senza un capo e alla disperata ricerca di fondi, i terroristi islamici di Abu Sayyaf continuano a seminare terrore a Mindanao, regione autonoma a maggioranza musulmana. Secondo fonti di AsiaNews vi potrebbero essere rapimenti di suore e religiosi locali, per destabilizzare la regione, notizia per ora non ancora confermata.
Nei giorni scorsi a Cotabato, tre ordigni piazzati dagli estremisti hanno colpito alcuni edifici religiosi, fra cui la cattedrale, senza però fare vittime. Nel timore di nuovi attacchi le autorità hanno posto sotto stretta sorveglianza, il vescovado e le chiese del Rosario e di Regina della pace. Oggi, l’esercito filippino ha ucciso tre miliziani durante le operazioni per il salvataggio di Luisa Galvez, imprenditrice filippina rapita lo scorso 4 settembre.
Le aree più a rischio sono Cotabato, General Santos, Sulu, Lanao e Maguindanao. Qui migliaia di persone sono state costrette a fuggire dai loro villaggi, campo di battaglia di miliziani ed esercito.
Nonostante le promesse fatte dal presidente Aquino la decennale guerriglia fra estremisti islamici e esercito filippino è lontana da una sua conclusione. Sul fronte diplomatico, le trattative fra governo ed estremisti del Moro islamic liberation front (Milf), sono in stallo e a tutt’oggi i ribelli rifiutano la proposta di autonomia fatta da Aquino. Tuttavia il Milf ha però ridotto da tempo i suoi effettivi e molti dei suoi comandanti hanno collaborato con l’esercito per liberare ostaggi rapiti da Abu Sayyaf, che resta il gruppo terroristico più pericoloso della regione.
Nel 2010 il gruppo ha effettuato almeno 11 sequestri di persona da cui ha guadagnato oltre 5 milioni di dollari. Abu Sayyaf, ha circa 400 combattenti, ma rimane senza un leader centrale, dopo che l’esercito ha ucciso o catturato diversi suoi alti comandanti. I due gruppi più numerosi sono attivi a Basilan e nella vicina provincia di Sulu. A tutt’oggi i terroristi detengono due americani di origine filippina, un indiano, un malese e un giapponese. Gli analisti sospettano che alcuni generali dell’esercito filippino siano in combutta con i miliziani per mantenere alta la tensione e spartirsi i proventi del traffico di armi, rapimenti e droga. (S.C.)
Nei giorni scorsi a Cotabato, tre ordigni piazzati dagli estremisti hanno colpito alcuni edifici religiosi, fra cui la cattedrale, senza però fare vittime. Nel timore di nuovi attacchi le autorità hanno posto sotto stretta sorveglianza, il vescovado e le chiese del Rosario e di Regina della pace. Oggi, l’esercito filippino ha ucciso tre miliziani durante le operazioni per il salvataggio di Luisa Galvez, imprenditrice filippina rapita lo scorso 4 settembre.
Le aree più a rischio sono Cotabato, General Santos, Sulu, Lanao e Maguindanao. Qui migliaia di persone sono state costrette a fuggire dai loro villaggi, campo di battaglia di miliziani ed esercito.
Nonostante le promesse fatte dal presidente Aquino la decennale guerriglia fra estremisti islamici e esercito filippino è lontana da una sua conclusione. Sul fronte diplomatico, le trattative fra governo ed estremisti del Moro islamic liberation front (Milf), sono in stallo e a tutt’oggi i ribelli rifiutano la proposta di autonomia fatta da Aquino. Tuttavia il Milf ha però ridotto da tempo i suoi effettivi e molti dei suoi comandanti hanno collaborato con l’esercito per liberare ostaggi rapiti da Abu Sayyaf, che resta il gruppo terroristico più pericoloso della regione.
Nel 2010 il gruppo ha effettuato almeno 11 sequestri di persona da cui ha guadagnato oltre 5 milioni di dollari. Abu Sayyaf, ha circa 400 combattenti, ma rimane senza un leader centrale, dopo che l’esercito ha ucciso o catturato diversi suoi alti comandanti. I due gruppi più numerosi sono attivi a Basilan e nella vicina provincia di Sulu. A tutt’oggi i terroristi detengono due americani di origine filippina, un indiano, un malese e un giapponese. Gli analisti sospettano che alcuni generali dell’esercito filippino siano in combutta con i miliziani per mantenere alta la tensione e spartirsi i proventi del traffico di armi, rapimenti e droga. (S.C.)
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