Aborto, pastorale e repressione: le sfide del “vescovo dei lebbrosi”
di J.B. An Dang
Mons. Cosma Hoang Van Dat guida da tre anni la diocesi di Bac Ninh, distrutta dai bombardamenti americani e sotto il tallone dei comunisti dopo la fine della guerra. Il presule ha ridato fiducia alla popolazione e sta combattendo con coraggio le sfide che ha davanti.
Perth (AsiaNews) - Guardando questo vescovo dalla voce gentile, di statura piccola persino per gli standard vietnamiti, non si riesce a comprendere in pieno come sia la sua vita quotidiana a capo di una diocesi divisa fra le durissime politiche religiose dei comunisti e i bombardamenti americani durante la Guerra del Vietnam. Eppure, a tre anni dalla sua nomina, mons. Cosma Hoang Van Dat ha portato cambiamenti significativi nella vita del luogo che ha dato i natali a 12 dei martiri vietnamiti, uccisi per aver proclamato la loro fede in Cristo durante uno dei periodi più duri nella storia della Chiesa locale.
I cattolici della diocesi di Bac Ninh, a circa 30 chilometri a nord est da Hanoi, sono arrivati a 125mila. Un numero che sembra piccolo, paragonato agli 8 milioni di abitanti della regione, ma che rappresenta il quadruplo dei fedeli che vivevano qui alla presa del Nord da parte dei comunisti nel 1954. In quel periodo, concluso nel 1963, la diocesi aveva soltanto “un sacerdote e mezzo”: uno aveva il permesso di dire messa e celebrare i sacramenti, l’altro era un “sotterraneo”, costretto a operare nell’illegalità con il rischio di essere arrestato e incarcerato. Oggi i sacerdoti sono 57.
Dall’assenza totale di religiose, che guidarono l’esodo dei cattolici verso il Sud, oggi ci sono a Bac Ninh non meno di 300 suore: insegnano catechismo ai bambini e si prendono cura di coloro che risiedono nei 4 campi per lebbrosi della zona. La diocesi è riuscita a mandare 4 sacerdoti, 2 seminaristi e 3 suore a studiare in Europa.
Nonostante il suo enorme contributo, mons. Cosma Hoang Van Dat - che molti chiamano “il vescovo dei lebbrosi” - spiega chiaramente che il merito è tutto della Divina Provvidenza. Parlando con AsiaNews dopo aver celebrato messa nella parrocchia del Buon Pastore a Perth, in occasione di una sua visita in Australia, il presule spiega: “Non so certo come si guida una diocesi. Ho fatto soltanto attività pastorale, nella mia vita, e per la maggior parte del tempo con i lebbrosi. Faccio ora quello che deve essere fatto, ma non oltre”.
La visita è nata per assistere alla cerimonia di ordinazione di mons. Vincenzo Nguyen Van Long, primo vietnamita chiamato a guidare una diocesi australiana. Mons. Cosma Hoang, in qualità di Segretario generale della Conferenza episcopale vietnamita, ha rappresentato i suoi confratelli nell’episcopato.
Nonostante sia umile e semplice, il vescovo è anche in grado di dire le cose come stanno e affrontare con forza le situazioni scomode. Il 9 settembre 2008 ha guidato 39 sacerdoti e centinaia di fedeli a Thai Ha, per esprimere solidarietà ai padri redentoristi di Hanoi che rischiavano il sequestro dei beni. Il governo lo aveva minacciato di non farlo, pena la cancellazione della sua ordinazione episcopale che si sarebbe dovuta celebrare un mese dopo.
Arrivato sul luogo della protesta, mons. Hoang aveva detto: “Pregavo per voi da lontano. Oggi ho voluto portarvi la mia solidarietà di persona in questo luogo, dove da piccolo assistevo alla messa”. Una settimana prima era andato a Tam Dao per riconsacrare una chiesa, seqquestrata per 54 anni dai comunisti: come conseguenza, aveva subito una settimana di attacchi violenti da parte dei media statali.
Combattendo contro le restrizioni del governo e la censura dei burocrati, il prelato ha compiuto 251 visite pastorali in diverse zone di una diocesi che conta 24mila chilometri quadrati di estensione territoriale, dialogando con migliaia di fedeli. Il suo predecessore, divenuto poi il cardinale Pham Dinh Tung, era riuscito a farne solo 5 in 31 anni: arrestato dai comunisti, ha passato buona parte del suo episcopato in galera.
Colpita duramente durante la Guerra del Vietnam per la sua vicinanza con Hanoi, la diocesi ha visto l’80 % dei propri luoghi di culto distrutto dai bombardamenti. La priorità di mons. Hoang è stata quella di ricostruire questi luoghi: oggi, a Bac Ninh ci sono 336 punti in cui si può pregare. Il vescovo manda i suoi sacerdoti a visitarle tutte, per celebrare messa e i sacramenti.
Ma la Chiesa locale combatte anche contro l’aborto, nel Paese con il più alto tasso di interruzioni di gravidanza del mondo intero. Le suore di Bac Ninh, sostenute dal loro vescovo, forniscono un tetto e un aiuto finanziario a chi rimane incinta e provvedono all’adozione dei bambini non voluti.
I cattolici della diocesi di Bac Ninh, a circa 30 chilometri a nord est da Hanoi, sono arrivati a 125mila. Un numero che sembra piccolo, paragonato agli 8 milioni di abitanti della regione, ma che rappresenta il quadruplo dei fedeli che vivevano qui alla presa del Nord da parte dei comunisti nel 1954. In quel periodo, concluso nel 1963, la diocesi aveva soltanto “un sacerdote e mezzo”: uno aveva il permesso di dire messa e celebrare i sacramenti, l’altro era un “sotterraneo”, costretto a operare nell’illegalità con il rischio di essere arrestato e incarcerato. Oggi i sacerdoti sono 57.
Dall’assenza totale di religiose, che guidarono l’esodo dei cattolici verso il Sud, oggi ci sono a Bac Ninh non meno di 300 suore: insegnano catechismo ai bambini e si prendono cura di coloro che risiedono nei 4 campi per lebbrosi della zona. La diocesi è riuscita a mandare 4 sacerdoti, 2 seminaristi e 3 suore a studiare in Europa.
Nonostante il suo enorme contributo, mons. Cosma Hoang Van Dat - che molti chiamano “il vescovo dei lebbrosi” - spiega chiaramente che il merito è tutto della Divina Provvidenza. Parlando con AsiaNews dopo aver celebrato messa nella parrocchia del Buon Pastore a Perth, in occasione di una sua visita in Australia, il presule spiega: “Non so certo come si guida una diocesi. Ho fatto soltanto attività pastorale, nella mia vita, e per la maggior parte del tempo con i lebbrosi. Faccio ora quello che deve essere fatto, ma non oltre”.
La visita è nata per assistere alla cerimonia di ordinazione di mons. Vincenzo Nguyen Van Long, primo vietnamita chiamato a guidare una diocesi australiana. Mons. Cosma Hoang, in qualità di Segretario generale della Conferenza episcopale vietnamita, ha rappresentato i suoi confratelli nell’episcopato.
Nonostante sia umile e semplice, il vescovo è anche in grado di dire le cose come stanno e affrontare con forza le situazioni scomode. Il 9 settembre 2008 ha guidato 39 sacerdoti e centinaia di fedeli a Thai Ha, per esprimere solidarietà ai padri redentoristi di Hanoi che rischiavano il sequestro dei beni. Il governo lo aveva minacciato di non farlo, pena la cancellazione della sua ordinazione episcopale che si sarebbe dovuta celebrare un mese dopo.
Arrivato sul luogo della protesta, mons. Hoang aveva detto: “Pregavo per voi da lontano. Oggi ho voluto portarvi la mia solidarietà di persona in questo luogo, dove da piccolo assistevo alla messa”. Una settimana prima era andato a Tam Dao per riconsacrare una chiesa, seqquestrata per 54 anni dai comunisti: come conseguenza, aveva subito una settimana di attacchi violenti da parte dei media statali.
Combattendo contro le restrizioni del governo e la censura dei burocrati, il prelato ha compiuto 251 visite pastorali in diverse zone di una diocesi che conta 24mila chilometri quadrati di estensione territoriale, dialogando con migliaia di fedeli. Il suo predecessore, divenuto poi il cardinale Pham Dinh Tung, era riuscito a farne solo 5 in 31 anni: arrestato dai comunisti, ha passato buona parte del suo episcopato in galera.
Colpita duramente durante la Guerra del Vietnam per la sua vicinanza con Hanoi, la diocesi ha visto l’80 % dei propri luoghi di culto distrutto dai bombardamenti. La priorità di mons. Hoang è stata quella di ricostruire questi luoghi: oggi, a Bac Ninh ci sono 336 punti in cui si può pregare. Il vescovo manda i suoi sacerdoti a visitarle tutte, per celebrare messa e i sacramenti.
Ma la Chiesa locale combatte anche contro l’aborto, nel Paese con il più alto tasso di interruzioni di gravidanza del mondo intero. Le suore di Bac Ninh, sostenute dal loro vescovo, forniscono un tetto e un aiuto finanziario a chi rimane incinta e provvedono all’adozione dei bambini non voluti.
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