A un “passaggio cruciale” il dialogo tra Washington e Pechino
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Si è concluso con il previsto nulla-di-fatto la visita in Cina del segretario Usa al Tesoro Henry Paulson. Grandi affermazioni di convergenze di idee e interessi dopo gli incontri con i leader cinesi, ma nessun impegno specifico. Ma entrambe le parti vogliono proseguire il dialogo e valorizzare gli interessi in comune piuttosto che i contrasti economici.
Ieri, al termine dell’incontro con il presidente Hu Jintao, Paulson ha ribadito che “entrambe le parti non risparmieranno gli sforzi per rendere proficuo il dialogo strategico, che è a un passaggio cruciale” e che i leader cinesi “sono impegnati per realizzare la riforma e la flessibilità dello yuan”. Il Congresso Usa accusa Pechino di tenere basso in modo artificiale il cambio yuan-dollaro e considera un riallineamento essenziale per ridurre il disavanzo negli scambi commerciali (giunto nel 2006 a quasi 200 miliardi di dollari a favore di Pechino) e per rendere più competitivi i prodotti Usa. Molti leader del Congresso sono critici verso questo “dialogo economico-strategico” perché poco produttivo di risultati e vogliono adottare sanzioni economiche contro Pechino per la manipolazione dello yuan. Paulson si oppone, insistendo che solo il dialogo può portare risultati “proficui”.
I leader cinesi hanno chiarito di non volere, per ora, intervenire sullo yuan. Hu, pur lodando il dialogo, ha ribadito ieri che questo debba essere “utile per entrambi in modo paritario”. Il giorno prima, la vicepremier Wu Yi, stabile controparte di Paulson in questi incontri, ha insistito che “la Cina ha ancora 23 milioni di poveri [molti di più, secondo stime non ufficiali]” e deve provvedere a fornire “cibo, vesti calde e benessere a 1,3 miliardi di persone”, per chiarire che non c’è l’immediata intenzione di rivalutare lo yuan causando la perdita di milioni di posti di lavoro nelle fabbriche e l’impoverimento delle centinaia di milioni di contadini non in grado di competere con prodotti alimentari esteri che divenissero più economici .
Esperti osservano che gli interessi comuni delle due superpotenze sono assai più estesi di questo conflitto economico. Ricordano, fra l’altro, che entrambe hanno interesse a mantenere e ampliare un sistema commerciale mondiale privo di ostacoli, a incoraggiare la libera circolazione dei capitali, a tenere stabile il prezzo del petrolio e a cercare fonti di energia alternative. Entrambe considerano fondamentale la non proliferazione delle armi nucleari e hanno operato insieme per far cessare i test nucleari della Corea del Nord, anche se poi Washington favorisce il programma nucleare indiano e Pechino non si oppone con decisione a quello dell’Iran da cui acquista molto petrolio e gas. I due Stati combattono il terrorismo islamico.
Questo insieme di interessi – concludono – rende probabile che i due Paesi scelgano la via del dialogo, piuttosto che dello scontro frontale, anche se permangono punti di grande attrito, come Taiwan.
Un altro importante problema attuale è la sicurezza e la genuinità dei prodotti cinesi. La ditta di giocattoli Mattel Inc ha disposto di togliere dal mercato 967mila giocattoli del suo marchio Fisher Price per i quali le ditte cinesi hanno usato una vernice non approvata che contiene piombo e viola le norme di sicurezza. Il piombo può essere ingerito dai bambini. I giochi sono in vendita da maggio e ora dovranno essere recuperati nei negozi, mentre è stato lanciato un appello nazionale ai genitori di togliere i giochi ai bambini e predente contatto con la Fisher Price.
Wei Chuanzhong, vicedirettore dell’Amministrazione generale per l’ispezione e il controllo della qualità, rigetta però l’accusa e risponde che i prodotti corrispondono agli standard internazionali di sicurezza.