A un anno dalla strage nella cattedrale di Baghdad, offrire il perdono e invocare la pace
Le parole del cardinal Sandri alla messa celebrata a Roma per commemorare l’uccisione di oltre 40 persone. Oggi nella capitale irachena una concelebrazione dell’arcivescovo di Baghdad con i patriarchi delle Chiese siro-cattolico e maronita.
Roma (AsiaNews) - “La Chiesa e il mondo non possono e non devono dimenticare. Dobbiamo ricordare, sì, certamente, ma per offrire il perdono e poi per implorare la pace per i vivi e i defunti”, lo ha detto il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, durante la sua omelia nella messa celebrata ieri, 30 ottobre, da mons. Michaele Al Jameel, accreditato del patriarcato siro-cattolico presso la Santa Sede, nella chiesa siro-cattolica a Roma nel primo anniversario della strage avvenuta nella cattedrale di “Nostra Signora del Perpetuo Soccorso” di Bagdad, nella quale sono morti due sacerdoti e più di 40 fedeli durante la Messa serale della domenica, 31 ottobre 2010.
Erano presenti alla celebrazione anche il card. Ignace Moussa Daoud, ex prefetto del Congregazione delle chiese orientale, Habib Al Sadr, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, e sacerdoti, religiosi e religiose, studenti a Roma.
Il cardinal Sandri si è detto unito ai patriarchi delle Chiese orientali, siro-cattolico e maronita (che andranno a Baghdad per quest’occasione) e caldeo, che oggi concelebrano con il vescovo di Bagdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, una messa nella cattedrale, per ricordare le vittime.
Dopo aver ricordato la sua partecipazione all’incontro della pace ad Assisi, svolto giovedì 27 ottobre scorso, il prefetto delle Chiese Orientali ha invocato di nuovo il dono della pace. “tutte le comunità siro-cattoliche – ha detto il cardinal Sandri - si sono unite con noi e con tante altre comunità, insieme preghiamo perché l’amore di Cristo vinca sempre la morte”.
Il cardinal Sandri ha ricordato anche le parole di Benedetto XVI pronunciate dopo l’Angelus il primo novembre 2010, il giorno dopo la strage, a favore delle vittime “di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione”. “Preghiamo - ha perseguito cardinal Sandri - perché il sacrificio di questi nostri fratelli e sorelle possa essere seme di pace e di vera rinascita e perché quanti hanno a cuore la riconciliazione, la fraternità e la solidale convivenza trovino motivo e forza per operare il bene”.
Alla fine della messa, padre Mukhlis Shasha, amico dei due sacerdoti martiri della cattedrale, Thair Saad Allah e Waseem Sabeeh, ha dato una testimonianza della maniera in cui sono morti i due sacerdoti. Ha anche ricordato che i cristiani in Iraq sono ancora obiettivo di attacchi che hanno spinto molti di loro di lasciare il Paese.
Erano presenti alla celebrazione anche il card. Ignace Moussa Daoud, ex prefetto del Congregazione delle chiese orientale, Habib Al Sadr, ambasciatore iracheno presso la Santa Sede, e sacerdoti, religiosi e religiose, studenti a Roma.
Il cardinal Sandri si è detto unito ai patriarchi delle Chiese orientali, siro-cattolico e maronita (che andranno a Baghdad per quest’occasione) e caldeo, che oggi concelebrano con il vescovo di Bagdad, mons. Jean Benjamin Sleiman, una messa nella cattedrale, per ricordare le vittime.
Dopo aver ricordato la sua partecipazione all’incontro della pace ad Assisi, svolto giovedì 27 ottobre scorso, il prefetto delle Chiese Orientali ha invocato di nuovo il dono della pace. “tutte le comunità siro-cattoliche – ha detto il cardinal Sandri - si sono unite con noi e con tante altre comunità, insieme preghiamo perché l’amore di Cristo vinca sempre la morte”.
Il cardinal Sandri ha ricordato anche le parole di Benedetto XVI pronunciate dopo l’Angelus il primo novembre 2010, il giorno dopo la strage, a favore delle vittime “di questa assurda violenza, tanto più feroce in quanto ha colpito persone inermi, raccolte nella casa di Dio, che è casa di amore e di riconciliazione”. “Preghiamo - ha perseguito cardinal Sandri - perché il sacrificio di questi nostri fratelli e sorelle possa essere seme di pace e di vera rinascita e perché quanti hanno a cuore la riconciliazione, la fraternità e la solidale convivenza trovino motivo e forza per operare il bene”.
Alla fine della messa, padre Mukhlis Shasha, amico dei due sacerdoti martiri della cattedrale, Thair Saad Allah e Waseem Sabeeh, ha dato una testimonianza della maniera in cui sono morti i due sacerdoti. Ha anche ricordato che i cristiani in Iraq sono ancora obiettivo di attacchi che hanno spinto molti di loro di lasciare il Paese.
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