09/12/2010, 00.00
IRAQ
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A mons. Sako il premio Pax Christi 2010, per il suo impegno per la pace in Iraq

L’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako, premiato per il suo impegno nell’aiuto al popolo iracheno alla ricerca della pace e della riconciliazione. La premiazione è avvenuta nella sede della Conferenza episcopale francese a Parigi.

Parigi (AsiaNews) -  Il premio annuale per la Pace di Pax Christi International è andato nel 2010 a mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, in Iraq. Mons. Louis Sako è uno dei più strenui difensori delle minoranze in pericolo in Iraq, e un sostenitore convinto del difficile processo di democratizzazione e di riconciliazione in Iraq. Una delegazione di Pax Christi International ha visitato l’Iraq nel 2009 per sottolineare il suo impegno nell’aiuto al popolo iracheno nella ricerca della pace e della riconciliazione. La cerimonia di premiazione è avvenuta nella sede della Conferenza episcopale francese l’8 dicembre. Pax Christi era rappresentata da Claudette Werleigh, segretario generale; Greet Vanaerschot, vice segretario generale e da mons. Marc Stenger, membro del Comitato esecutivo di Pax Christi International, e presidente di Pax Christi francese.

Ecco il discorso tenuto da mons. Louis Sako alla cerimonia di consegna.

1 – la Buona Novella di Gesù Cristo all’umanità è un messaggio “pratico” e non “teorico”: risponde ai bisogni degli esseri umani. Gli uomini del passato, come quelli di oggi, soffrono per le divisioni, i conflitti le guerre. E’ per questo che gli angeli hanno cantato la notte di Natale: “Gloria a Dio nell’alto dei cieli, e pace in terra agli uomini di buona volontà”. La versione siriaca, detta Pshitta, dice. “agli uomini che sperano”. La pace di Cristo consiste in questo annuncio: “Dio è vostro padre, e voi tutti siete fratelli; vivete nella pace e nella gioia del Regno”. Ecco perché i cristiani sono chiamati a essere artigiani di questo progetto: “beati gli operatori di pace perché saranno chiamati figli di Dio”.

2 – La pace è un’esigenza dell’insieme dell’umanità e la sua vera speranza, perché senza di essa non ci sono vita, libertà e dignità. Vengo da un paese martirizzato e da una chiesa perseguitata. So che cosa sono la violenza e la morte, la paura, la sofferenza e la ricerca angosciosa di un rifugio che conduce all’espatrio. Basta ricordarsi del massacro della cattedrale di Nostra Signore del perpetuo Soccorso, a Baghdad, che ha fatto un numero considerevole di morti; fra di essi due giovani preti, e un gran numero di feriti. La pace è la base di tutti i beni. La “Pace” è una benedizione divina: non è fra i musulmani uno dei “bei nomi di Dio”? Questa pace nei nostri cuori e nei nostri paesi ci aiuta a superare difficoltà e ostacoli, ad accettare le differenze e a rispettare le diversità, invece di cancellare chi è diverso da noi.

3 – Questa pace dobbiamo chiederla nella preghiera perché è Dio che ce la darà. E’ così profonda e interiore che nessuno ce la può togliere. Un uomo che prega non può essere violento, egoista. Si preoccuperà senza dubbio della vita delle persone e del loro benessere. Un uomo di preghiera è aperto, amorevole, un uomo che ascolta e perdona, collaborativo. Allarga il suo orizzonte per includere tutto il mondo, senza distinzione,senza esclusione o marginalizzazione.

4 – La pace è il disegno di Dio per l’uomo. Come l’unità, la verità, la bellezza e l’amore. Se noi accettiamo questo disegno, saremo nella pace; allora una vera intimità sarà realizzata fra di noi in quanto fratelli.

5 – La pace rende grandi. Si sviluppa, si propaga fino a quando il concetto di coesistenza fra le componenti della società si radica in noi, e che ci allontaniamo da ogni genere di odio, di ostilità e di violenza. Oggi gli iracheni sono chiamati a una pace di riconciliazione e d’amore, tanto più in questo momento in cui entriamo nel mese di Natale e che i nostri fratelli musulmani hanno finito di festeggiare “Al Adha” (il sacrificio). Due celebrazioni che sono un tempo forte di preghiera e di conversione. E forse i cristiani ovunque oggi hanno bisogno di riciclarsi spiritualmente nel loro cristianesimo e nel loro impegno nel contatto con i cristiani perseguitati. Spero che i sette anni di vacche magre siano passati e che il sangue dei fedeli martiri porterà, ne sono persuaso, a un bene più grande in Iraq e che gli iracheni porranno godere presto, come voi in occidente, della pace e della stabilità.

Per concludere, vorrei ringraziare di tutto cuore l’associazione Pax Christi International per questo premio, che è “per tutti gli iracheni”. Ringrazio sua eccellenza mons. Marc Stenger di essere così vicino a noi in questi anni di prova, così come della solidarietà di Pax Christi. Mons. Stneger è venuto due volte in Iraq e a Kirkuk, guidando una delegazione di Pax Christi International, per incoraggiarci a perseverare. Vi prometto di fare tutto ciò che mi è possibile per diffondere una cultura di dialogo e di pace.

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