A luglio rallenta l’industria cinese, timori per l'economia globale
Pechino (AsiaNews/Agenzie) – Piccola flessione dell’industria cinese a luglio, la prima da diversi mesi. Fonti governative dicono che è conseguenza della politica restrittiva su finanziamenti bancari e mercato immobiliare. Ma i dati sono complessi, con robuste crescite nel settore automobilistico, ma forti aumenti dei prezzi. Esperti: occorre riconsiderare l’intero modello di sviluppo del Paese.
L’Indice dei prezzi all’acquisto per le imprese, secondo i dati elaborati dalla prestigiosa Hongkong & Shanghai Banking Corporation Hsbc, è sceso a luglio a 49,4, dopo il 50,4 di giugno. Quando l’indice supera 50 significa che la produzione è in espansione, per cui a luglio c’è stata una flessione della produzione industriale. Anche se la Hsbc ha chiarito che il dato indica solo una contrazione rispetto al mese precedente, mentre la stima sulla crescita annua del Paese rimane al +11-13%.
Qu Hongbin e Sun Junwei, economisti dell’Hsbc, prevedono che la crescita dell’economia prosegua ma rallenti, “intorno al +9% nel 2° semestre 2010 e nel 2011, trainata dal crescente consumo privato e dalla continua domanda di investimenti in infrastrutture e in progetti edilizi pubblici”.
Altri dati confermano che la domanda interna cinese non è in declino: le vendite degli autoveicoli per uso privato sono salite del 15,4% a luglio rispetto al mese precedente, trascinate dai sussidi pubblici di circa 3mila yuan (circa 300 euro) per i modelli più efficienti nel consumo del carburante, dai tagli nelle imposte per le auto utilitarie, dall’uscita di nuovi modelli e dai molti incentivi offerti dai produttori che cercano di accaparrarsi fette del maggior mercato mondiale. Nel primo semestre 2010 i prezzi medi dei veicoli sono scesi dell’1,2% rispetto a un anno prima. Peraltro anche nel settore la crescita va rallentando a partire da aprile. Da luglio 2009 l’incremento totale delle vendite è stato del 17%, pari a circa 1.06 milioni di veicoli.
Continua invece a crescere l’inflazione che registra +3,3% a luglio, dopo il +2,9% di giugno, secondo stime private. Ma l’aumento è importante anche perché colpisce soprattutto generi essenziali come gli alimenti: il prezzo della carne di maiale è salito del 7,1% a luglio rispetto al mese precedente.
Esperti sottolineano che il dato “negativo” della Cina arriva insieme a un rallentamento pure dell’economia Usa e paventano che l’economia globale stia avviandosi verso nuove difficoltà. Infatti per tutto il 2010 molti analisti hanno indicato i mercati asiatici, e la Cina in testa, come motore trainante dell’economia mondiale.
Altri studiosi sottolineano che il vero problema non sono i dati di breve termine, spesso condizionati da interventi pubblici con erogazione di finanziamenti o, all’opposto, con maggiori tassazioni per evitare bolle speculative. Occorre, invece, ripensare gli stessi modelli di sviluppo, finora finalizzati a privilegiare la produzione a basso costo anche creando gravi danni ambientali e sociali, in modo da non privilegiare più imprese poderose ma fondate su aspettative di alti profitti oggi sempre meno realistiche.
15/10/2019 10:39