17/07/2007, 00.00
AZERBAIGIAN
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A giudizio un pastore battista detenuto da due mesi

L'uomo, esile, è accusato di aver aggredito 5 poliziotti e di avere guidato funzioni religiose illegali, ma i fedeli negano l’aggressione. Il suo gruppo da 13 anni chiede il riconoscimento. Esperti: l’autorità usa il rifiuto dell’autorizzazione per discriminare gruppi religiosi non graditi.

Baku (AsiaNews/F18) – E’ fissato per il 20 luglio il processo contro il pastore battista Zaur Balaev, detenuto dal 20 maggio con l’accusa di avere percosso cinque poliziotti e danneggiato la loro auto, di “avere guidato riunioni illegali mascherate da attività religiose senza la registrazione statale”, di “avere attirato giovani a questi incontri” e persino di “avere cantato ad alta voce e suonato speciali strumenti musicali che violano le regole sulla convivenza sociale e recano disturbo ai vicini”. Intanto  è stata respinta la richiesta di arresti domiciliari.

Ilya Zenchenko, capo dell’Unione battista del Paese, racconta all’agenzia Forum 18 la sua “sorpresa” per l’accusa di avere malmenato cinque poliziotti. “Uno di loro [poliziotti] – dice – è più grande di me, mentre Zaur è esile”. La polizia è intervenuta durante una funzione religiosa domenicale tenuta in una casa privata nel villaggio di Aliabad, vicino Zakatala nell’Azerbaigian settentrionale, vicino al confine con la Georgia.

Zenchenko dice che la polizia lo ritiene un “soggetto pericoloso per la società” solo perché è cristiano. “I residenti – spiega - lo sostengono e non lo ritengono pericoloso”. Lui gli altri battisti negano ogni accusa e ricordano che da 13 anni il gruppo guidato da Balaev ha chiesto il riconoscimento che è stato negato, mentre i fedeli hanno ricevuto ripetute molestie da funzionari pubblici. L’attività religiosa non autorizzata non costituisce reato nel Paese ma spesso le autorità pubbliche agiscono come se lo fosse. Il Comitato statale per il lavoro con le organizzazioni religiose di Baku nega con frequenza il riconoscimento alle comunità religiose non gradite, sia islamiche che protestanti che altre.

Un funzionario dell’Organizzazione per la sicurezza e la cooperazione in Europa (Osce) riferisce a Forum 18 che il caso è seguito “da vicino” e che al processo ci saranno loro osservatori.

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