15/12/2010, 00.00
ARMENIA
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A Yerevan una legge restringe la libertà religiosa, forti critiche di gruppi religiosi

Una “commissione di esperti” statali vigilerà sulle realtà religiose, con potere di revoca delle autorizzazioni. Inasprite le pene contro gli “illegali”. Il governo dice che le modifiche sono sottoposte al Consiglio europeo. Ma gruppi religiosi contestano le ingerenze statali. Preoccupati i Testimoni di Geova.

Yerevan (AsiaNews/F18) – Forti critiche di gruppi religiosi contro gli emendamenti proposti dall’Armenia alle leggi sulla libertà religiosa. Il governo risponde che le nuove norme sono sottoposte al controllo e all’approvazione del Consiglio d’Europa.

Armen Lusyan della Chiesa World of Life Protestant dice all’Agenzia Forum 18 che “ogni legge che disciplina in modo dettagliato l’attività religiosa, è un’intrusione del governo. Siamo molto preoccupati, perché molte novità sono un’effettiva minaccia alla libertà religiosa”.

Le nuove norme prevedono – spiega F18 - che la registrazione di un gruppo religioso avvenga “sulla base della valutazione di un gruppo di esperti [statali] circa il suo carattere religioso”, analisi che può estendersi a ogni aspetto, comprese le attività svolte, le posizioni riguardanti famiglia e istruzione, le eventuali limitazioni dei diritti personali per i membri all’interno del gruppo. Il parere negativo degli esperti impedisce il riconoscimento. Tra i requisiti per il riconoscimento rimane immutato il numero minimo di 200 seguaci, ma viene inoltre previsto che le organizzazioni religiose “non debbano svolgere attività in contrasto con gli obiettivi descritti nel loro statuto o proibiti dalla legge”, come pure debbano rispettare le persone dei seguaci e i loro beni.

Anche dopo il riconoscimento, ogni gruppo religioso ha obbligo di presentare un dettagliato rapporto annuale delle attività, anche con riguardo a opere sociali (di carità, edili, sanitarie, educative) e a eventi di ogni tipo (celebrazioni, pellegrinaggi, concerti, vacanze, eccetera).

Non fornire le informazioni chieste o svolgere attività religiosa senza previo riconoscimento, sono puniti con multe fino a 500 volte il salario minimo.

Lo Stato si riserva il diritto di revocare le autorizzazioni e proibire le attività dei gruppi religiosi che creino “pericolo per la sicurezza e l’ordine pubblico, danni alla salute e alla moralità, violazioni di diritti umani e libertà, interventi arbitrari in questioni familiari, omissione di cure mediche per ragioni religiose, istigazione degli individui a rifiutare obblighi civili previsti dalla legge e a commettere altri azioni illegali”.

E’ anche vietato il proselitismo fondato sulla promessa di aiuti materiali e morali di qualsiasi tipo, o che sfrutti l’altri credulità o insufficienze psichiche: divieto la cui violazione è punita con il carcere fino a 3 mesi o con multe salate (da 500 a 1000 volte il salario minimo). Come pure “è vietato pregare in asili, scuole e altri luoghi d’istruzione, insegnamento e di istituzioni sociali”.

Gruppi religiosi protestano che le nuove leggi limiteranno la libertà religiosa e daranno una posizione di privilegio alla Chiesa Armenia Apostolica (di gran lunga maggioritaria).

Lusyan osserva che con questi poteri le autorità potrebbero vietare attività normali come l’uso di libri o siti web per diffondere la propria fede, considerandole “proselitismo”.

Molto preoccupati sono i Testimoni di Geova, dato che alcuni nuovi divieti potrebbero riguardare alcune loro convinzioni di fede (ad esempio circa il rifiuto del servizio militare, o di fare trasfusioni di sangue per fini curativi).

Il governo risponde che le modifiche sono state sottoposte alla Commissione europea per la democrazia attraverso il diritto (c.d. Commissione di Venezia), organo del Consiglio di Europa, che il 30 novembre le ha pubblicate sul proprio sito web e che si prevede le discuterà il prossimo 17-18 dicembre. Per cui ritengono che questo esame costituisca garanzia per i diritti delle minoranze. La autorità osservano, ancora, che solo in seguito le modifiche saranno portate in parlamento, per cui ci sarà ampia possibilità di discuterle.

Ma il pastore Rene Leonian, capo della Chiesa evangelica armena, insiste che è “molto sorprendente” che il governo abbia sottoposto gli emendamenti alla Commissione di Venezia senza alcuna consultazione dei gruppi religiosi.

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