A Tripoli, in una calma circospetta, si contano i morti degli scontri tra sunniti e alawiti
Beirut (AsiaNews) - Una calma circospetta, rotta da isolati colpi di cecchini regna a Tripoli dopo gli scontri tra i sunniti di Bab al-Tabbaneh e gli alawiti di Jabal Mohsen, che a oggi sono costati 23 morti e 167 feriti. Ieri è stato il giorno più sanguinoso, con l'uso di armi pesanti e un bilancio di 11 morti, malgrado l'esercito sia intervenuto nel tentativo di fermare gli scontri. Secondo Voice of Lebanon, stamane i militari si preparano a entrare a Bab al-Tabbaneh.
Oggi, la vita della città scorre in modo quadi normale: le scuole sono chiuse, ma i negozi in gran parte aperti, il traffico è meno caotico del solito.
All'origine degli scontri c'è il conflitto siriano, con i sunniti che appoggiano i ribelli e gli alawiti schierati con il presidente Assad, loro correligionario. A infiammare da ultimo gli animi, l'attacco dell'esercito siriano, rinforzato da uomini di Hezbollah, contro la cittadina di Qusayr, vicina al confine libanese.
Quanto sta accadendo accresce i timori di quanti ritengono quasi inevitabile un maggiore, drammatico coinvolgimento del Libano nel conflitto siriano. A parte le decina di migliaia di profughi siriani in fuga dalle violenze e ospitati con molte difficoltà, il Paese dei cedri è profondamente diviso tra i sunniti, che parteggiano per i rivoltosi e gli sciiti, schierati con Assad. La divisione, che si riflette anche all'interno delle forze politiche e del governo rischia per tale via di coinvolgere anche i cristiani, in principio estranei ai contrasti.
Ad accrescere la tensione, e la preoccupazione, la notizia, diffusa dall'agenzia nazionale, la NNA, che ieri militari siriani hanno sparato contro una pattuglia dell'esercito libanese, vicino a Wadi Khaled, nel nord. Nessuno è stato colpito. Future TV, vicina all'opposizione sunnita, ha poi sostenuto che nella stessa zona c'è stato uno scontro tra uomini di Hezbollah e le guardie libanesi di confine. (PD)