14/12/2006, 00.00
IRAN
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A Teheran è giorno di elezioni, condizionate, ma temute

di Dariush Mirzai
Solo i musulmani al voto per l’Assemblea degli esperti, tutti per il governo delle città. Pur condizionata, la tornata elettorale può portare significativi cambiamenti.
Teheran (AsiaNews) – Giorno di votazioni, domani 15 dicembre, in Iran. I cittadini musulmani (solo loro) potranno scegliere su una lista di candidati preselezionata dal Consiglio dei "Guardiani", i membri dell’ "Assemblea degli Esperti": 86 mullah eletti per otto anni, forse pure per dieci (si parla di una futura riorganizzazione del calendario politico). Avranno il potere di valutare l'azione della "Guida Suprema" e di scegliere il successore dell'attuale Guida Khamenei, se muore o se appare incapace di dirigere il regime della Repubblica islamica.
Lo stesso giorno, tutti gli iraniani, anche i non-musulmani, devono scegliere le autorità municipali. Anche se l'Iran è uno Stato dove i poteri locali sono deboli, si tratta di un vero test politico. Lo dimostra il nervosismo del regime nelle settimane prima del voto. Moltissime sono state le misure d'intimidazione e di censura, la più spettacolare essendo la minaccia del 3 dicembre passato: il Potere giudiziario voleva chiudere dieci giornali, per lo più riformisti, perché parlavano dei candidati e di temi politici prima dal 7 dicembre, inizio ufficiale della breve campagna elettorale. Bastava la pubblicazione di una foto dell'ex-presidente Khatami con quindici futuri candidati per provocare l'ira dei giudici di Teheran.
Le ultime elezioni municipali hanno avuto luogo nel 2002 ed hanno costituito una prima tappa, per i conservatori, nella guerra contro i riformisti di Khatami. Questa volta, sono i riformisti che sperano di ritrovare un'esistenza politica e magari un potere esecutivo a livello nazionale. Anche se dei giornali riformisti come Shargh sono già stati chiusi da mesi e se una gran parte dell'elettorato ha perso speranze o voglia di conquistare più libertà, gli strateghi "riformisti" sono riuscito a radunarsi e a proporre per lo più delle liste uniche. Si parla pure di un'alleanza tattica più generale tra i riformisti e i conservatori anti-Ahmadinejad, cioè i partigiani di Hashemi Rafsanjani. Ai riformisti uno spazio per le elezioni locali, ai conservatori una possibile vittoria nelle elezioni dell'Assemblea degli Esperti.
Il vero duello del 15 dicembre oppone due ayatollah: il fanatico Mesbah-Yazdi e il ricchissimo Rafsanjani. Almeno simbolicamente, e certamente anche a livello d'ispirazione politico-religiosa, dietro Mesbah-Yazdi, c'è l'attuale presidente Ahmadinejad.
Questo duello ha delle radici secolari tra scuole islamiche dello sciismo, ma concretamente, oggi, significa la scelta tra più potere al populista estremista Ahmadinejad dentro il regime, o più potere all'affarista Rafsanjani, con un certo pragmatismo conservatore e la possibilità dell'apertura almeno economica del Paese verso il mondo globalizzato. I riformisti non hanno voluto prender parte attiva a questo gioco. Importanti gruppi clericali (Association of Combatant Clerics) o ideologici (Islamic Revolution’s Mujahedin Organization), vicini ai riformisti e con riconosciuta esistenza legale, hanno deciso di non presentare candidati a quest'elezione. L'uso e l'abuso dei vari lucchetti "legali" dal regime ha portato questi movimenti a boicottare il scrutinio.
Uno di questi "lucchetti" è la pretesa quasi scientifica, o scolastica, nel selezionare i candidati. Per l'Assemblea degli Esperti, i candidati hanno dovuto o portare testimonianza della loro scienza in diritto canonico islamico, o fare un esame: erano i "Guardiani" a decidere chi doveva passare l'esame e chi no. I risultati hanno mostrato che nessuna donna, tra i candidati, aveva abbastanza scienza e sapienza, ecc. ecc. Un sistema analogo esiste per le elezioni dei sindaci: occorre avere una licenza superiore per governare piccole città e un master per quelle di più di 200mila abitanti! Per aggiungere un po’ d'arbitrario, il Parlamento ha recentemente aggiunto la condizione di un esperienza di due anni in ruoli dirigenziali in istituzioni statali o private… Però, i riformisti, senza illusioni per l’Assemblea degli Esperti, si dicono ottimisti a proposito delle elezioni locali.
Nel sistema iraniano, tutto è organizzato per evitare sorprese ed anche un dibattito politico. Però, delle sorprese, anche con dei limiti stretti, ci sono, talvolta –  l'ha dimostrato l'arrivo al potere di un Ahmadinejad. Questo rischio aumenta pure se, conseguenza del disgusto o dell'indifferenza, solo pochi vanno a votare e se lo fanno non per appoggiare un programma ma per censurare un personaggio. Lo sa bene il candidato esperto, Rafsanjani, che dopo aver perso le elezioni presidenziali ha dimostrato una maestria politica straordinaria dentro il regime e, adesso, tra le varie correnti politiche, ma che teme il risultato personale nell'elezione di domani.
A livello internazionale, l'attesa si concentra forse di più su Mesbah-Yazdi, il promotore della violenza, della schiavitù per i infedeli e dell'uso delle armi nucleari… Se vince la sua corrente, non cambierà il regime, ma la linea Ahmadinejad sarà rafforzata forse per molti anni.
 
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