A Teheran il vicedirettore dell’Aiea, mentre all’Onu si parla di nuove sanzioni
Le posizioni all’interno del Consiglio di sicurezza non sembrano univoche: gli occidentali si mostrano decisi a imporre nuove punizioni, la Russia assume una posizione sfumata, la Cina tace.
Teheran (AsiaNews/Agenzie) – E’ da oggi a Teheran il vicedirettore dell’Agenzia internazionale per l’energia atomica (AIEA) Olli Heinonen. Scopo del viaggio, è fornire all’Iran i “chiarimenti” chiesti sull’offerta dei “5+1” (i membri permanenti del Consiglio di sicurezza, Usa, Russia, Cina, Gran Bretagna e Francia, più la Germania) in cambio della sospensione del programma di arricchimento del combustibile nucleare.
La visita di Heinonen giunge mentre si è aperta una discussione informale sulla possibiità che l’Onu applichi nuove sanzioni contro Teheran. Le posizioni all’interno del Consiglio di sicurezza non sembrano univoche. Gli Stati Uniti, malgrado le aperture mostrate negli ultimi tempi verso il regime dei mullah, si mostrano decisi sulla via delle sanzioni. “Pensiamo – ha dichiarato il portavoce della Casa Bianca, Dana Perrino – che in mancanza di risposte positive alla generosa offerta che abbiamo avanzato nella nostra proposta di cooperazione, gli alleati non abbiano altra scelta che prendere nuove misure punitive”.
Analoghe posizioni sono state espresse da Londra e Parigi. “L’Iran – ha detto il ministro britannico Kim Howells – ha una scelta chiara. Impegno o isolamento. Ci spiace che i leader iraniani sembraano aver scelto l’isolamento”. Il fatto, ha rilevato il capo della diplomazia della Ue, Javier Solana, è che la risposta scritta delle autorità iraniane (una sola pagina) “appare come una tattica mirata a guadagnare tempo”.
Mentre la Cina, per ora, tace, l’ambasciatore di Russia all’Onu, Vitaly Churkin, ha preso una posizione più sfumata, affermando che “a mia conoscenza, non c’è un protocollo fissato di accordo o di lavoro in questo senso”. Secondo Churkin, la discussione potrebbe essere portata alla prossima assemblea generale delle Nazioni Unite, in programma dal 23 settembre al primo ottobre.
A Teheran, intanto, le fonti statali continuano a parlare di “risposte chiare” da ricevere e dare. Osservatori arabi, infine, rilevano la concomitanza tra la minaccia di sanzioni e l’annuncio iraniano della messa a punto di un missile terra-mare con una gittata di 300 chilometri, più che sufficiente, cioè a chiudere la “porta del petrolio”: lo Stretto di Hormuz.
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