19/10/2005, 00.00
CINA
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A Taishi gli abitanti costretti a dichiarare che la protesta è finita

Minacce e percosse per chi non lo fa. Ma tutta la Cina osserva come finirà questo "esperimento" di democrazia. Nel ricco Guangdong 150 mila denuncie in 8 mesi per illeciti e abusi di funzionari pubblici.

Pechino (AsiaNews/Scmp) – Pechino appare indecisa se stroncare le democratiche proteste del villaggio di Taishi, sotto gli occhi del mondo, oppure se dare spazio alle richieste del popolo contro la corruzione. Nei primi 8 mesi del 2005 nel Guangdong ci sono state 150 mila denuncie contro funzionari pubblici.

Nel piccolo villaggio di 2 mila abitanti, vicino alla città di Yuwotou nel Guangdong meridionale, è nata una protesta contro Chen Jinsheng, alto dirigente del Partito comunista rieletto ad aprile capo villaggio, carica simile a quella di sindaco. Il 28 luglio gli abitanti con una petizione al governo locale denunciano brogli elettorali, accusano Chen di appropriazione di denaro pubblico e ne chiedono la rimozione. Il 29 luglio inizia una protesta pacifica, con scioperi della fame e blocchi stradali.

Nei 3 mesi successivi le autorità locali fanno intervenire oltre 1.000 poliziotti che sparano con cannoni ad acqua e arrestano i dimostranti. Vengono pagati sicari che percuotono gli attivisti, i legali e i reporter stranieri. Le autorità rigettano la petizione, poi annunciano che è stata accolta, ma subito dopo comunicano che la protesta è finita.

Ora, nel villaggio interdetto a qualsiasi visitatore, gli abitanti sono tenuti in ostaggio nelle proprie case. Funzionari pubblici visitano ogni abitazione per ottenere la firma delle 500 famiglie su un documento di ritrattazione.

"Ogni famiglia – rivela una fonte - ha qualcuno che è stato arrestato. Alla famiglia è stato promesso che verrà rilasciato se firma, altrimenti resterà in prigione da 3 a 10 anni. Così, firmano".

La famiglia di Feng Weinan, uno dei leader arrestati, è stata avvisata che energia e acqua sarebbero state "tagliate" dalla loro abitazione. Altri abitanti sono stati minacciati di licenziamenti, espulsione dei figli da scuola o aggressioni di sicari. Le autorità di Yuwotou dichiarano che hanno raccolto 396 firme "volontarie" e che solo 188 famiglie si sono rifiutate di firmare.

"Le mogli piangevano, così gli uomini hanno firmato", spiega Lu Banglie, attivista che ha animato la protesta, rapito da ignoti e malmenato per un giorno intero. Aggiunge che ad alcune famiglie è stato promesso "mezzo ettaro di terra" se forniscono informazioni alle autorità pubbliche o si adoperano per mantenere Chen al potere. Yang Maodong, altro animatore delle proteste, risulta tuttora detenuto. Il villaggio è controllato da mercenari, pagati 100 yuan al giorno per percuotere e cacciare visitatori stranieri.

Ma per gli esperti Taishi è un esperimento per la riforma democratica annunciata dal premier Wen Jiabao, che a settembre ha detto che se il popolo può governare un villaggio, in alcuni anni può governare anche una città. Un esperimento che ha superato le previsioni.

"[Il governo] vuole favorire la democrazia – spiega Cheng Li, professore di scienza politica presso l'Hamilton College di New York – ma ha bisogno che avvenga sotto il suo controllo". Il Comitato per la disciplina e il controllo del Guangdong ha ricevuto, nei primi 8 mesi del 2005, 150 mila petizioni, circa 7 per ogni villaggio della provincia, per fatti di corruzione, irregolari espropri di terre, mal governo, brogli elettorali; la scorsa settimana, durante un incontro a Jiangmen, ha annunciato "ampie verifiche" per il prossimo anno, specie sulle fonti di guadagno per i funzionari del Partito e di governo. Gli esperti dicono che c'è grande attenzione su quanto accade a Taishi. Se il tentativo avrà successo, molti altri villaggi agiranno allo stesso modo.

"Taishi – osserva Lu – mostra al mondo il volto peggiore dei governi locali e insegna ai cittadini il valore del loro voto. In passato erano convinti che il voto non facesse alcuna differenza. Vendevano il voto per 100 yuan o un pacchetto di sigarette". (PB)

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