A Taishi gli abitanti costretti a dichiarare che la protesta è finita
Minacce e percosse per chi non lo fa. Ma tutta la Cina osserva come finirà questo "esperimento" di democrazia. Nel ricco Guangdong 150 mila denuncie in 8 mesi per illeciti e abusi di funzionari pubblici.
Pechino (AsiaNews/Scmp) Pechino appare indecisa se stroncare le democratiche proteste del villaggio di Taishi, sotto gli occhi del mondo, oppure se dare spazio alle richieste del popolo contro la corruzione. Nei primi 8 mesi del 2005 nel Guangdong ci sono state 150 mila denuncie contro funzionari pubblici.
Nel piccolo villaggio di 2 mila abitanti, vicino alla città di Yuwotou nel Guangdong meridionale, è nata una protesta contro Chen Jinsheng, alto dirigente del Partito comunista rieletto ad aprile capo villaggio, carica simile a quella di sindaco. Il 28 luglio gli abitanti con una petizione al governo locale denunciano brogli elettorali, accusano Chen di appropriazione di denaro pubblico e ne chiedono la rimozione. Il 29 luglio inizia una protesta pacifica, con scioperi della fame e blocchi stradali.
Nei 3 mesi successivi le autorità locali fanno intervenire oltre 1.000 poliziotti che sparano con cannoni ad acqua e arrestano i dimostranti. Vengono pagati sicari che percuotono gli attivisti, i legali e i reporter stranieri. Le autorità rigettano la petizione, poi annunciano che è stata accolta, ma subito dopo comunicano che la protesta è finita.
Ora, nel villaggio interdetto a qualsiasi visitatore, gli abitanti sono tenuti in ostaggio nelle proprie case. Funzionari pubblici visitano ogni abitazione per ottenere la firma delle 500 famiglie su un documento di ritrattazione.
"Ogni famiglia rivela una fonte - ha qualcuno che è stato arrestato. Alla famiglia è stato promesso che verrà rilasciato se firma, altrimenti resterà in prigione da 3 a 10 anni. Così, firmano".
La famiglia di Feng Weinan, uno dei leader arrestati, è stata avvisata che energia e acqua sarebbero state "tagliate" dalla loro abitazione. Altri abitanti sono stati minacciati di licenziamenti, espulsione dei figli da scuola o aggressioni di sicari. Le autorità di Yuwotou dichiarano che hanno raccolto 396 firme "volontarie" e che solo 188 famiglie si sono rifiutate di firmare.
"Le mogli piangevano, così gli uomini hanno firmato", spiega Lu Banglie, attivista che ha animato la protesta, rapito da ignoti e malmenato per un giorno intero. Aggiunge che ad alcune famiglie è stato promesso "mezzo ettaro di terra" se forniscono informazioni alle autorità pubbliche o si adoperano per mantenere Chen al potere. Yang Maodong, altro animatore delle proteste, risulta tuttora detenuto. Il villaggio è controllato da mercenari, pagati 100 yuan al giorno per percuotere e cacciare visitatori stranieri.
Ma per gli esperti Taishi è un esperimento per la riforma democratica annunciata dal premier Wen Jiabao, che a settembre ha detto che se il popolo può governare un villaggio, in alcuni anni può governare anche una città. Un esperimento che ha superato le previsioni.
"[Il governo] vuole favorire la democrazia spiega Cheng Li, professore di scienza politica presso l'Hamilton College di New York ma ha bisogno che avvenga sotto il suo controllo". Il Comitato per la disciplina e il controllo del Guangdong ha ricevuto, nei primi 8 mesi del 2005, 150 mila petizioni, circa 7 per ogni villaggio della provincia, per fatti di corruzione, irregolari espropri di terre, mal governo, brogli elettorali; la scorsa settimana, durante un incontro a Jiangmen, ha annunciato "ampie verifiche" per il prossimo anno, specie sulle fonti di guadagno per i funzionari del Partito e di governo. Gli esperti dicono che c'è grande attenzione su quanto accade a Taishi. Se il tentativo avrà successo, molti altri villaggi agiranno allo stesso modo.
"Taishi osserva Lu mostra al mondo il volto peggiore dei governi locali e insegna ai cittadini il valore del loro voto. In passato erano convinti che il voto non facesse alcuna differenza. Vendevano il voto per 100 yuan o un pacchetto di sigarette". (PB)