01/02/2005, 00.00
COREA DEL SUD
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A Seoul sembra venir meno la speranza nel futuro

di Pino Cazzaniga

La difficoltà di adattamento ai cambiamenti sociali: il 40% dei giovani lascerebbe il Paese; una sommossa dei senzatetto e la crescita dei suicidi.

Seoul (AsiaNews) – L'incapacità di adattarsi ai rapidi mutamenti della società, la recessione economica e la disoccupazione sono le cause principali dell'emarginazione che in Corea del sud si manifesta a volte in modo clamoroso, come è stato per la rivolta dei senzatetto della stazione di Seoul, altre in maniera meno appariscente, come nel silenzioso stillicidio di suicidi, che ha spinto la polizia a presidiare i ponti per impedire che le persone si gettino. Un'inchiesta governativa ha evidenziato che la speranza è venuta meno in molti coreani: il 40% dei giovani dicono che lascerebbero il Paese se ne avessero la possibilità.

Ha ancora eco la rivolta di un centinaio di senzatetto che nella notte del 22 gennaio si sono scontrati con la polizia all'interno della stazione centrale di Seoul. Hanno frantumato gli sportelli delle biglietterie e gettato mobili sul piazzale antistante, costringendo i passanti a fuggire.  Ore prima, nel pomeriggio, gli uomini della sicurezza avevano trovato nei gabinetti della stazione il cadavere di uno di loro e, a distanza di poche ore, un altro uomo in fin di vita. I rivoltosi avevano attribuito le morti a percosse della polizia. L'accusa era infondata. Dalle autopsie, condotte alla presenza di attivisti, è risultato che causa dei decessi sono state la cirrosi epatica per l'uno e la polmonite per l'altro.

Dopo ore di scontri, 250 poliziotti sono riusciti a sedare il tumulto. Non hanno però infierito sui rivoltosi. Anzi, una volta ristabilito l'ordine pubblico, le autorità di sicurezza hanno permesso ai senzatetto di rientrare nei locali della stazione per passarvi la notte.

Se la polizia è innocente, non lo sono lo Stato e la società. L'ira dei senzatetto, che la morte dei due sfortunati compagni ha fatto emergere, ha motivi più profondi. In un editoriale del quotidiano Joongang si legge: "Pare che il fenomeno degli homeless, caratteristico nelle nazioni ad alto sviluppo industriale, sia entrato anche nella nostra nazione". Da un'inchiesta governativa risulta che nella capitale ci sono 2.900 senzatetto. Molti di loro non sono anziani sbandati ma uomini sui 20 o 30 anni. Non mancano neppure gruppi familiari.

Accanto al problema dei senzatetto sta assumendo dimensioni preoccupanti la tragedia dei suicidi. Negli anni '80 i giornalisti coreani erano soliti indicare la crescita economica della Corea con l'espressione "il miracolo del fiume Han", dall'ampio fiume che attraversa la capitale. Da alcuni mesi reparti speciali della polizia ne pattugliano i ponti per prevenire i salti dei disperati. Il suicidio è la principale causa di morte tra persone giovani (20-30 anni).

Pochi giorni dopo la sommossa il presidente Rooh Moo-hyun con accanto un ex primo ministro giapponese ha partecipato a un concerto in un auditorium non lontano dalla stazione, come apertura delle celebrazioni per commemorare il 40mo anniversario della normalizzazione dei rapporti tra Corea del sud e Giappone. La sommossa nella stazione e il concerto nell'auditorium sono apparsi come simboli dell'ambivalenza di questi quarant'anni, caratterizzati da prodigiosa crescita economica e da gravi inquietudini sociali.

La causa del disagio però sembra soprattutto di natura spirituale. La Corea del sud negli ultimi decenni ha preso troppo dal Giappone. Da esso ha accolto non solo una gran quantità di denaro e tecnologia, ma anche l'ideale della ricchezza come valore prioritario, ed è risaputo che il Paese del sol levante detiene il il primato nel numero di suicidi tra le nazioni dell'Asia: 33 mila all'anno. Fortunatamente nella Corea del sud in questi quarant'anni c'è stata anche un'impressionante crescita del cristianesimo. La cattedrale cattolica, che si erge sull'altura di Myongdong a poche centinaia di metri dalla stazione, è da molti vista come simbolo e fonte di speranza.

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