09/03/2006, 00.00
vietnam
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A Saigon una casa per salvare centinaia di innocenti

di Vu Nhi Cong

Un comitato aiuta giovani donne a non abortire. Ora si propone di rafforzare il sostegno per i sieropositivi, ma mancano fondi ed autorizzazioni.

Ho Chi Minh City (AsiaNews) – Una "piccola casa" per aiutare giovani donne incinte non sposate ed evitare aborti. E' l'obiettivo realizzato a Saigon da padre Joseph Dinh Huy Huong, della parrocchia di Duc Tin. "Il fine della nostra casa – padre Joseph spiega ad AsiaNews – è aiutare donne incinte. Se non le aiutiamo abortiranno, uccidendo i loro figli". Attualmente l'ospedale Tu Du di Ho Chi Minh City pratica circa 33mila aborti all'anno ed il cinque per cento dei casi riguarda genitori minori di 18 anni.

La "piccola casa" è un posto sicuro per 40 bambini. Alcuni altri casi vengono arrangiati. Vengono accuditi e nutriti dalle suore missionarie di Madre Teresa. Le suore sono impegnate anche in un'attività di consulenza per 10 giovani madri incinte. "Negli ultimi due anni abbiamo salvato centinaia di bambini innocenti", dice una delle suore.

Padre Joseph racconta ad AsiaNews che "l'attività futura del Comitato per l'azione pastorale e sociale dell'arcidiocesi di Saigon sarà centrata sugli studi sociali per la città. Al tempo stesso, determineremo le azioni necessarie per andare incontro ai bisogni per le attività sociali e i progetti". "Vogliamo stabilire il 'Phuc Sinh Center' (Centro di risurrezione per rivivere) nel distretto di Cu Chi di Ho Chi Minh City con una vasta offerta di consulenza, servizi sociali, prevenzione e cura verso persone sieropositive". Padre Joseph spiega che si stanno studiando i regolamenti governativi per istituire centri di assistenza sociale.

Per sviluppare le attività sociali, il Comitato si coordinerà con il Centro culturale dell'arcidiocesi di Saigon per organizzare laboratori e brevi corsi di formazione mirati alle necessità degli obiettivi del comitato.

Recentemente il Comitato si è coordinato con il Centro pastorale per le persone sieropositive per organizzare corsi di informazione e preparazione per coloro che si occupano delle persone sieropositive. I malati sono divenuti 40mila, ma il Comitato non ha abbastanza fondi e strumenti per esperti, assistenti sociali, consulenti, medici, avvocati e volontari che lavorano con loro. Non ha neppure un centro sociale ufficiale.  "Abbiamo bisogno di autorizzazioni per formare le persone. Ora abbiamo avuto attività preventive e progetti di sviluppo sociale delle parrocchie. Il nostro comitato deve cooperare con parrocchie, organizzazioni sociali locali, organismi non governativi e centri situati in città per aiutare lo sviluppo della Chiesa e della società".

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