26/08/2008, 00.00
ARABIA SAUDITA
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A Riyadh si alzano voci contro i matrimoni delle bambine

La Commissione saudita per i diritti umani chiede una “chiara e non ambigua posizione” al governo su tali nozze che “violano i diritti umani, provando le bambine della loro fanciullezza”. Anche il Gran Muftì si è espresso contro chi forza una figlia a sposare uno che lei non vuole o la dà ad un anziano.
Riyadh (AsiaNews) – Porre fine alla pratica dei matrimoni delle bambine. E’ la ferma richiesta avanza dalla Commissione saudita per i diritti umani (HRC) al governo, perché adotti una “chiara e non ambigua posizione” su tali matrimoni che, secondo la Commissione, “violano i diritti umani, provando le bambine della loro fanciullezza”.
 
La richiesta, della quale dà notizia Arab News, appare legata ad un crescente movimento di opinione, reso più sensibile da una serie di vicende venute alla luce negli ultimi tempi e legate a nozze di bambine di pochi anni. La pratica, diffusa non solo in Arabia Saudita e comune soprattutto fuori dalle grandi città, ha molto spesso risvolti economici, nel senso che, in pratica, uomini di età avanzata si comprano una sposa bambina, dando denaro al padre. Ma ci sono stati anche casi di nozze tra giovanissimi, come quelle di alcune settimane fa dell’undicenne Muhammad Al-Rashidi con la cugina di 10 anni, mosse da interessi familiari.
 
In tutti i casi, secondo Turki Al-Sudairy, presidente della Commissione, oltre a violare accordi internazionali firmati dall’Arabia Saudita, “i matrimoni dei bambini vanno considerati forzati, perché manca un consenso valido”. Al-Sudairy sottolinea anche i gravi problemi di salute che può subire una ragazzina che non è psicologicamente, fisicamente e sessualmente pronta alle nozze. “Le bambine non sono pronte per avere le responsabilità che comporta essere una moglie, un partner sessuale ed una madre”.
 
Il fatto è che sebbene sia richiesto il consenso della donna, alcuni funzionari addetti ai matrimoni non lo chiedono. Peraltro, le nozze possono essere divise in due fasi: nella prima c’è l’impegno, preso personalmente o dal “guardiano” che ogni donna deve avere – ed accade che genitori facciano sposare una bambina di un anno – nella seconda la moglie, che tale giuridicamente già è, va a casa del marito, ma ciò, in teoria, solo dopo la pubertà.
 
Seppure in modo indiretto tra gli oppositori a tale sistema si può annoverare lo stesso Grand Mufti d’Arabia, Sheikh Abdul Aziz Al-Asheikh, per il quale “l’Islam afferma che entrambe le parti debbono esprimere consenso sul contratto di matrimonio” e “il guardiano non può imporre alla donna la sua scelta” o “forzarla a sposare uno che lei non vuole”. Da ultimo si è anche espresso contro la pratica di dare in sposa figlie bambine ad uomini anziani.
 
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