14/06/2012, 00.00
SRI LANKA
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A Rio+20, lo Sri Lanka punta su lavoro, giovani e difesa dell’ambiente

di Melani Manel Perera
Presentato il programma nazionale che società civile e ong porteranno alla Conferenza Onu sullo Sviluppo sostenibile (Rio de Janeiro, 20-22 giugno 2012). Per uscire dalla crisi mondiale, si deve riportare al centro l’essere umano. I Paesi più ricchi devono ridurre lo sfruttamento delle risorse.

Colombo (AsiaNews) - Creare nuove opportunità di lavoro per i giovani, rispettare l'ambiente e valorizzare la donna, per uscire dalla crisi mondiale nel rispetto dell'essere umano: queste le proposte che società civile e ong dello Sri Lanka porteranno alla Conferenza delle Nazioni Unite sullo Sviluppo sostenibile di Rio de Janeiro (Rio+20, 20-22 giugno). Riunitesi con il nome di Civil Society Concerns, associazioni della società civile e 33 ong hanno organizzato una conferenza stampa per illustrare il loro programma. I rappresentanti delle varie organizzazioni hanno esaminato la condizione dello Sri Lanka, per allargare poi lo sguardo sulla situazione mondiale. Rio+20 rappresenta il seguito della storica Conferenza della Nazioni Unite sull'ambiente e lo sviluppo, tenutasi nel 1992 nella stessa città brasiliana.

Nonostante i problemi generati da tre secoli di colonizzazione britannica, la situazione socio-politica dello Sri Lanka si è evoluta in modo rapido. Tuttavia, il Paese non è mai riuscito a trovare un equilibrio interno, a causa di barriere religiose, linguistiche, di classe e di casta. A questo si è aggiunta poi la guerra civile, che per 30 anni ha investito l'isola. "Il conflitto - spiega la Civil Society Concerns nell'intervento - ha colpito milioni di persone in tutta la nazione. Abbiamo avuto tra le 80mila e le 100mila vittime, soprattutto nelle province nordorientali; oltre 300mila profughi".

Sebbene oggi lo Sri Lanka sia considerato un Paese a reddito medio-basso, la povertà è ancora un grave problema e circa il 23% della popolazione vive sotto la soglia di povertà (1,25 dollari Usa). E il mancato coinvolgimento di poveri, donne e giovani non aiuta a far crescere la società srilankese. In più, notano gli attivisti, lo Stato affronta anche un grave problema ambientale. "Gran parte dei programmi di sviluppo economico - nota l'ambientalista Sajeewa Chamikara - non seguono la legislazione ambientale". Questo sta mettendo a rischio non solo la bellezza della natura dello Sri Lanka, ma anche "lo stesso sviluppo".

Anche a livello internazionale la situazione non sembra molto diversa, come spiega Thilak Kariawasam, presidente dello Sri Lanka Nature Group: "Gran parte degli accordi presi 20 anni fa non sono stati attuati con successo. Il risultato lo vediamo oggi: il mondo sta affrontando la più grande crisi ambientale, economica e sociale mai avuta prima".

Secondo Herman Kumara, presidente del National Fisheries Solidarity Movement (Nafso) e invitato speciale del World Forum for Fisher People (Wffp), il fallimento degli accordi "è colpa dei Paesi più grandi e ricchi, che per rispettare giochi geopolitici non sono disposti ad andare alla radice dei problemi. Al di là della retorica, queste nazioni non sono pronte a dire ai loro popoli che bisogna cambiare e fare dei sacrifici, per timore di perdere potere". 

 

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