01/06/2023, 13.03
COREA DEL NORD
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A Pyongyang un seggio nell'esecutivo Oms nonostante le ombre sul Covid

In una votazione a scrutinio segreto 123 Paesi membri dell'Organizzazione mondiale della sanità hanno votato a favore della candidatura della Corea del Nord, nonostante il Paese abbia gestito in maniera molto poco trasparente la pandemia da Covid-19, che nel Paese potrebbe essere ancora in corso. Un ulteriore segnale dell'influenza dell'alleata Pechino all'interno del braccio sanitario delle Nazioni unite.

Ginevra (AsiaNews) - La Corea del Nord ha ottenuto un seggio nel comitato esecutivo dell’Organizzazione mondiale della Sanità (Oms), nonostante abbia gestito in maniera ben poco trasparente la pandemia da covid-19, che nel Paese potrebbe non essere ancora terminata. "Ciò significa che uno dei regimi più orribili del mondo fa ora parte di un gruppo che stabilisce e applica gli standard e le norme per la gestione globale dell'assistenza sanitaria”, ha commentato Hillel Neuer, direttore esecutivo di UN Watch, un gruppo indipendente che a Ginevra si batte per la difesa dei diritti umani. 

Solitamente la composizione del comitato esecutivo avviene tramite consenso, ma a causa di una contestazione della Russia contro la nomina dell’Ucraina, i Paesi membri dell’Oms sono passati alle votazioni a scrutinio segreto: 123 Stati hanno votato a favore dell’elezione della Corea del Nord, che ha ottenuto il seggio insieme ad Australia, Barbados, Camerun, le isole Comore, Lesotho, Qatar, Svizzera, Togo e Ucraina.

Poche settimane fa la stessa Oms aveva chiesto la possibilità di essere esentata dalle sanzioni internazionali contro il regime di Pyongyang per inviare 500 unità per il trattamento con l’ossigeno, suggerendo che ancora oggi i casi di Covid-19 potrebbero essere in aumento in Corea del Nord. A Pyongyang non è però rimasto personale straniero. Nella sua richiesta di esenzione l’Oms ha affermato che lavorerà con le autorità locali per garantire che i macchinari vengano utilizzati per gli scopi previsti, ma si tratta di personale accuratamente selezionato dal regime.

Secondo dati governativi di un anno fa, 3,3 milioni di persone (su una popolazione di circa 26 milioni) hanno sviluppato la febbre a causa di una “malattia respiratoria”, ma solo 69 sarebbero decedute. Si tratterebbe di un tasso di mortalità dello 0,002%, fanno notare gli esperti, il più basso mai registrato in tutto il mondo. Al momento è impossibile stimare la reale portata della pandemia, ma considerata la mancanza di vaccini, i tassi di denutrizione stimati al 40% (anche la Fao ha ricevuto un’esenzione dalle sanzioni il mese scorso per aumentare la produzione locale di soia a causa della mancanza di cibo nelle aree urbane e rurali) e l’assenza di adeguate strutture sanitarie, i dati reali sono con ogni probabilità molto più preoccupanti. 

Nonostante la chiusura totale dei confini a partire da gennaio 2020 e il conseguente collasso economico, per due anni la Corea del Nord ha negato che sul proprio territorio fosse in corso un’epidemia da coronavirus. Solo il 12 maggio 2022 il leader Kim Jong-un ha ammesso la presenza di un focolaio e qualche settimana dopo ha dichiarato sconfitta la nuova malattia. Per gli analisti potrebbe essersi trattato di un modo per rafforzare il potere su una popolazione già profondamente stremata.

L’Organizzazione mondiale della sanità è stata più volte criticata per la gestione della crisi sanitaria e molti hanno sottolineato l’influenza di Pechino, alleata di Pyongyang, sull'organismo internazionale. L'Oms ha accettato acriticamente le informazioni che stavano arrivando dalle autorità cinesi a fine 2019 impiegando diverso tempo prima di dichiarare la diffusione del Covid un’emergenza sanitaria globale. In quelle settimane iniziali Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell'Oms, si era recato in Cina e aveva elogiato la leadership cinese per “aver stabilito un nuovo standard di risposta alle epidemie”. Pechino ha poi adottato per lungo tempo la politica “zero Covid” per prevenire la diffusione del virus. 

Secondo alcuni commentatori il problema dell’organizzazione risiede nel fatto che non ha le possibilità di contraddire le informazioni che vengono comunicate dai singoli Stati, in particolare quelli autoritari come la Russia, la Cina e la Corea del Nord, tutti Paesi in cui l’informazione non è libera. Tuttavia nel 2003, durante l’epidemia di Sars, l’Oms aveva criticato Pechino per la gestione poco trasparente della crisi. In seguito, mentre durante l’amministrazione Trump i contributi finanziari da parte degli Stati Uniti sono calati, sono cresciuti quelli cinesi, che hanno permesso di aumentare l’importanza di Pechino all’interno delle organizzazioni internazionali. A causa dell’influenza della Cina, per esempio, Taiwan continua a essere esclusa dall’Assemblea dell'Oms (perché considerata dal regime comunista già parte del territorio cinese) nonostante sia uno dei Paesi che abbia meglio gestito la pandemia da Covid-19.

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