A Guinsaugon, dopo la tragedia i giovani riscoprono la vita
di Santosh Digal
Il 17 febbraio del 2006 una frana devastante ha colpito la località a sud di Manila, uccidendo oltre mille persone. Fra i sopravvissuti, 21 giovani studenti che grazie ad un sacerdote locale hanno concluso la scuola e superato i traumi del disastro naturale.
Manila (AsiaNews) – Per p. Merwin Kangleon, insegnare è sempre stata una seconda chiamata, quasi una missione. Il sacerdote ha sempre creduto che nulla è paragonabile alla gioia che si prova nel riempire con la conoscenza la vita dei giovani. Ma mentre la sfida dell’insegnamento lo ha colpito in profondità sin dall’inizio del suo sacerdozio, l’estate del 2006 gli ha fatto provare un’esperienza che non avrebbe mai creduto di poter vivere.
Tutto è iniziato quando si è unito alle migliaia di giovani che hanno risposto alla chiamata disperata della popolazione di Guinsaugon, a sud di Manila, che il 17 febbraio dell’anno scorso è stata ricoperta da una frana che ha ucciso oltre mille persone. All’epoca, p. Merwin lavorava in una cittadina ad un’ora e mezza di viaggio dal teatro della tragedia.
Dopo essersi reso conto della gravità del disastro, racconta ad AsiaNews, ha deciso di partire insieme ai primi gruppi di soccorso per cercare di aiutare le migliaia di sfollati della zona e soprattutto “quegli studenti che si erano salvati solo perché al momento in cui la frana ha colpito le loro case erano a scuola”.
Fra questi, ha incontrato “21 ragazzi a cui mancavano alcuni mesi di studio per poter completare le scuole superiori”. Come educatore e sacerdote, ha deciso di aiutarli nel loro percorso ed ha fatto in modo di ottenerne il trasferimento a Sogod, la città in cui opera. Tutti gli studenti “avevano perso i genitori o altri membri della famiglia: un trauma enorme”.
Il Collegio di S. Tommaso d’Aquino, che il p. Merwin dirige, li ha accolti gratuitamente ed ha iniziato un percorso mirato a far superare i postumi della tragedia. Oltre alle normali materie, gli insegnanti li hanno seguiti in campo psicologico e spirituale.
Gli studenti, 16 maschi e 5 femmine, hanno ricevuto anche l’aiuto di diversi specialisti, che li hanno invogliati a trovare dei metodi personali per assorbire la tragedia: dopo qualche tempo, i ragazzi sono stati ammessi nelle classi regolari, dove hanno fatto amicizia con i ragazzi del posto.
Gli altri sopravvissuti alla frana sono stati invece accolti nella scuola regionale di Cristo Re, dove hanno trovato un riparo e aiuti economici per cominciare a recuperare i pezzi delle proprie vite.
Secondo p. Merwin, “il percorso di recupero è stato lento e difficile, ma nessuno di noi ha mai pensato di abbandonarlo. Gli insegnanti hanno capito che affrontare questa situazione è un modo per crescere insieme, tutti”.
La sciagura di Guinsaugon è stata talmente terribile che gli studenti “si erano convinti che fosse stata una punizione di Dio per i peccati degli abitanti del posto. La frana ha distrutto il morale dei ragazzi e la loro fiducia in se stessi. Abbiamo spiegato loro che queste cose accadono, dovunque e nei confronti di chiunque, e che la loro perdita non era unica o isolata”.
Con il passare del tempo, grazie al programma, i ragazzi “hanno iniziato a migliorare. Vivendo in gruppo con altri giovani hanno fatto amicizia ed hanno iniziato a sanare le loro ferite. Psicologicamente, è stato importante anche fargli piangere le loro perdite, di modo da poterle superare e ricominciare a vivere”.
A livello scolastico, “l’inizio non è stato incoraggiante: molti di loro non facevano nulla se non stare fermi in classe, in silenzio. Loro stessi hanno più volte detto che non riuscivano a pensare a nulla se non alla frana. Ma anche questa fase è passata, e gli insegnanti sono stati molto bravi a non forzare i tempi”.
L’ultima sera che i ragazzi hanno passato nella scuola è stato offerto loro una cena d’addio: “E’ stato tutto molto emozionante, perché eravamo divenuti amici, quasi una famiglia. Mi sono molto commosso quando li ho sentiti dire che ora si sentono benedetti per essere sopravvissuti alla frana e quando hanno promesso che, per questo, cercheranno di vivere la loro vita al meglio”.
Prima di questo trauma, conclude il sacerdote, “pensavano solo al presente. Ora siamo felici che abbiano imparato a vedere verso il futuro, a pensare cosa li aspetta. Spero che tutto questo cammino gli abbia insegnato che la realtà della perdita va accettata, e che dire addio fa parte della vita degli uomini”.
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