A Damasco una metodica violazione dei diritti umani
Damasco (AsiaNews) – E’ una drammatica descrizione della sistematica violazione dei diritti umani in Siria, la lettera che, dal carcere di Adra, Anwar al-Buni, avvocato ed attivista per i diritti umani, ha scritto a Louise Arbour, Alto commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani. Proponiamo una nostra traduzione della lettera, pubblicata da Middle East Transparent.
“Cara miss Arbour,
Ricordo ancora il nostro incontro nel maggio del 2005, ed il livello di attenzione e preoccupazione che lei ha mostrato nei confronti della situazione dei diritti umani in Siria, che va deteriorandosi. Ricordo anche le vostre promesse, di intraprendere passi sostanziali per aiutare a fermare gli abusi ai diritti umani che avvengono lì e chiedere alle autorità siriane il rispetto degli stessi, in conformità agli accordi internazionali che Damasco ha firmato al riguardo. Dal 1969, la Siria ha firmato due trattati internazionali sui diritti politici ed economici, così come l’accordo sulla messa al bando della tortura nel 2002.
Legalmente, da allora non è cambiato nulla; sul piano pratico, le cose hanno iniziato a peggiorare dal 2006. Alla fine del 2005, il dr. Kamal al-Libwani è stato arrestato per aver visitato Human Rights Watch, alcune nazioni europee e gli Stati Uniti, e per essere apparso sulla televisione satellitare Arabic Al-Hurra, dove ha parlato di diritti umani in Siria. Di fatto, una campagna di arresti è stata lanciata contro quegli attivisti che, insieme ad un gruppo composto da 500 siriani e libanesi, ha firmato una dichiarazione sulle future relazioni fra i due Paese, che prevede rispetto della sovranità reciproca e delle leggi internazionali. Come risultato di questa campagna, io ed altre 10 persone (fra cui lo scrittore Michel Kilo) siamo stati arrestati.
Gli arresti sono aumentati fino ad includere un gran numero di uomini politici ed attivisti. La Corte di sicurezza statale, una corte straordinaria illegale che non permette neanche le condizioni base di un libero processo, ha condannato al carcere diversi attivisti, fra cui Riyad Dardar – membro della Commissione per la rinascita della società civile – e Nizar Ristnawi, che si batte per il rispetto dei diritti umani. La Corte ha poi continuato la sua opera, arrivando a giudicare 12 studenti universitari per aver espresso le loro opinioni su internet e per aver cercato di creare un’organizzazione giovanile che si preoccupasse delle condizioni dei giovani.
Per non farli interagire con organizzazioni internazionali a difesa dei diritti umani e per non farli partecipare a conferenza o dibattiti, centinaia di attivisti sono stati impediti dal lasciare il Paese con il pretesto di ordini relativi alla sicurezza. E’ stata lanciata una campagna di terrore, con attivisti convocati per interrogatori: l’ultimo fra loro è stato il dr. Abdul-Razaq Eid. Molti siti web sono stati censurati dai pochi internet provider del Paese, e nonostante la pubblicazione di diversi nuovi giornali con un più ampio margine di libertà, essi sono sempre strettamente controllati.
La tortura è ancora praticata su larga scala. In prigione ho potuto sperimentare di prima mano i metodi brutali usati per torturare vittime, nonostante la mia prigione non sia militare o di alta sicurezza, ma civile. I prigionieri, civili, sono trattati con durezza: a loro vengono negati tutti i diritti, le loro proprietà vengono rubate e la loro dignità usata per essere umiliati. Siamo alloggiati in ali diverse del carcere, con criminali a cui è stato dato il permesso di assalirci.
Come cittadini siriani ed attivisti per i diritti umani, eravamo ottimisti davanti alla nascita del Consiglio per i diritti umani dell’Onu, che ha preso il posto della Commissione per i diritti umani. Con l’incontro del 12 marzo del 2007, che deve discutere di questioni collegate ai diritti umani, ci aspettiamo che le violazioni e le torture siriane siano in agenda.
Io, Michel Kilo, il dr. Kamal al-Libwani, Faeq al-Meir, Mahmoud Issa ed il dr. Mohamed Sarim siamo tutti incarcerati nella prigione civile di Adra. Speriamo che verranno prese misure sostanziali contro le autorità siriane, per obbligarle a rispettare i diritti umani, rilasciare i prigionieri politici e quelli di coscienza, e ridare i diritti civili agli esiliati ed ai rifugiati, garantendo loro un libero ritorno in patria senza interrogatori o violenze. Speriamo inoltre che vengano intraprese misure concrete per eliminare lo stato di emergenza che vige nel Paese da oltre 44 anni, che venga permessa la libertà di espressione, di stampa e quella di fondare organizzazioni o società per i diritti umani, l’abolizione della legge 49 del 1980 che impone la pena capitale a tutti gli appartenenti alla Fratellanza musulmana e l’abolizione delle corti e delle leggo straordinarie. Infine, chiediamo il rispetto dell’indipendenza e dell’equità della magistratura.
Insieme al Consiglio di Sicurezza Onu ed all’Assemblea generale, speriamo che vogliate creare un meccanismo che costringa le nazioni a rispettare i diritti umani e permettere ispezioni così che possano essere punite le violazioni alla legge ispirate dalla politica. Questo meccanismo potrebbe assicurarsi inoltre che queste nazioni emendino le loro leggi in linea con la Dichiarazione internazionale dei diritti umani e gli accordi speciali su diritti politici e civili, sulla tortura, discriminazione, violenza contro le donne e diritti dell’infanzia.
Dalla prigione di Adra speriamo che il vostro incontro riesca a sostenere i diritti umani di tutto il mondo.
Vostro
Anwar al-Buni, avvocato ed attivista per i diritti umani, presidente del Centro siriano per la ricerca e per gli studi legali”.