A Damasco si combatte nelle strade, all'Onu sulle formule
Beirut (AsiaNews) - A Damasco si combatte nelle strade, a New York il Consiglio di sicurezza affronta nuovamente la crisi siriana, nella ricerca di una voce comune per la quale di sono impegnati in prima persona l'inviato dell'Onu e della Lega araba Kofi Annan, a Mosca, e il segretario generale delle Nazioni Unite, a Pechino.
Dalla capitale siriana arrivano notizia frammentate e contrastanti: scontri sono in corso in quella che l'Armata siriana libera chiama operazione "Vulcano di Damasco e terremoto in Siria". Una battaglia che secondo l'Armata dei ribelli - che dice anche di aver abbattuto un elicottero - avrà termine solo con la liberazione della capitale. I numeri su morti e feriti sono del tutto contradditori: certamente alcune decine.
Un appello a sostenere la rivolta, "perché Damasco sia la porta che si apre sulla vittoria" è stato lanciato dai Fratelli musulmani.
Sul fronte opposto, fonti dell'esercito sostengono di "controllare la situazione", mentre l'agenzia ufficiale SANA, se ammette scontri in vari sobborghi della capitale, parla di "strade liberate" e di "pesanti perdite inflitte ai terroristi". I media statali tentano chiaramente di minimizzare: la televisione ha mandato in onda un'intervista con l'abitante di uno dei quartieri nei quali si combatte e, mentre l'uomo affermava che "non sta succedendo nulla", sulo sfondo si udivano i colpi delle armi da fuoco.
La battaglia è chiaramente molto importante, se non decisiva, visto quanto ha rivelato il comandante dell'intelligence israeliana, generale Aviv Kochavi, che forze schierate nel Golan, ai confini con lo Stato ebraico, sono state spostate verso la capitale e altre zone di scontri.
Sul fronte internazionale, questa sera si riunisce il Consiglio di sicurezza: all'ordine del giorno, formalmente c'è il rinnovo della missione degli osservatori che dovrebbero controllare il cessate il fuoco stabilito ad aprile dall'accordo stipulato da Annan. La prosecuzione non dovrebbe sollevare problemi. Sul tavolo, però, ci dovrebbe essere anche la mozione con la quale gli occidentali chiedono che alla richiesta della fine delle violenze sia accompagnata la minaccia di nuove sanzioni contro il regime siriano, sulla base del capitolo VII della Carta delle Nazioni Unite.
E' il capitolo che ammette l'uso della forza. Mosca si oppone anche solo all'ipotesi. In proposito, il viceambasciatore russo all'Onu ha parlato di "red line".
Quello che resta da vedere è cosa significano concretamente le parole del presidente Putin che, al termine di un incontro con Kofi Annan, ha detto di voler "fare di tutto" per dare sostegno al piano di pace dell'ex segretario dell'Onu. E se l'attuale segretario, Ban Ki-moon, avrà convinto Pechino - l'altro difensore di Assad - della necessità di fermare quella che la Croce rossa ha ufficialmente definito una "guerra civile". Una fonte Onu parla di "piccola speranza di un accordo all'ultimo minuto". (PD)