03/09/2007, 00.00
RUSSIA
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A Beslan il silenzio per le vittime del massacro

Oltre 4mila persone sfilano davanti alla croce di legno posta nella palestra della scuola n° 1, dove tre anni fa sono morte 331 persone nell’assalto delle forze di sicurezza russe. Preghiere in tutte le chiese ortodosse e cattoliche. Il Comitato delle Madri scrive a Putin: “Venga a Beslan e ci racconti la verità”.
Mosca (AsiaNews) – Un minuto di silenzio per le vittime di Beslan è stato osservato oggi alle 1:05 del pomeriggio in tutta la provincia dell’Ossezia nord. A quell’ora tre anni fa si udì la prima esplosione nella scuola n° 1, dopo la quale scattò l’assalto finale delle forze di sicurezza russe contro i terroristi ceceni asserragliati dentro l’edificio. Gli ostaggi tenuti per tre giorni nella palestra della scuola, senza bere, mangiare o poter andare in bagno erano circa 1200. I morti furono almeno 331, ma ancora oggi numerose famiglie aspettano i propri cari “scomparsi” nell’inferno degli scontri di quel giorno. Circa 720 i  feriti, di cui 135 rimasti invalidi.
 
Per commemorare la triste ricorrenza, 331 palloncini bianchi sono stati lanciati in aria, mentre dagli altoparlanti fuori la scuola di Beslan si elencavano i nomi delle vittime e suonavano le campane. Il vescovo russo ortodosso di Stavropol e Vladikavkaz, Feofan, ha celebrato una panichida (officio di commemorazione funebre) nel cortile della scuola. Nella palestra, invece, una lunga processione di circa 4mila persone ha sfilato fino alla croce di legno posta al centro della sala. Qui per tre giorni si sono recati come in pellegrinaggio migliaia di persone, studenti, parenti delle vittime, comuni cittadini e poche autorità statali. Hanno portato fiori, candele e bottiglie d’acqua, perché gli ostaggi di Beslan più di ogni altra cosa hanno sofferto la sete. Sulle mura diroccate della palestra sono affissi i ritratti di chi vi ha perso la vita. Presente alla commemorazione di oggi anche il presidente della Nord Ossezia, Teimuraz Mamsurov e alcuni parlamentari russi.
 
Durante tutto il fine settimana anche nelle chiese ortodosse e cattoliche di numerose città russe si è pregato per le vittime del 3 settembre 2004.

Lettera aperta a Putin

Su Beslan vi sono ancora molti i dubbi da chiarire, mentre l’opinione pubblica diffida sempre più dei risultati dell’inchiesta ufficiale, che ha condannato solo un imputato, il ceceno N. Kulaev e scarica le colpe sui funzionari locali corrotti. Il 1 settembre il Comitato de “Le Madri di Beslan” ha svolto una manifestazione a Mosca con 300 persone accusando l’amministrazione Putin di essere responsabile del drammatico epilogo dell’assedio In una lettera aperta al capo di Stato, le Madri invitano il presidente, nell’ultimo anno del suo mandato, a “recarsi a Beslan e riferire la verità”. La tesi sostenuta fin dall’inizio dal Comitato stesso e dai testimoni oculari è che le forze di sicurezza hanno iniziato per prime ad usare lanciafiamme e carri armati contro i terroristi asserragliati nella scuola causando il massacro. I ribelli, di cui ancora non si conosce il numero esatto, chiedevano il ritiro delle truppe russe dalla Cecenia.

Ma ormai nessuno più spera nella verità. L’avvocato delle Madri, Taimuraz Chedzhemov, ha annunciato pochi giorni fa di avere ritirato le accuse mosse contro alcuni ufficiali russi dopo aver ricevuto minacce di morte.

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