05/06/2006, 00.00
libano
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A Beirut una statua ricorda Giovanni Paolo II, papa del perdono e della pace

di Youssef Hourany

Sorge non lontano da dove papa Wojtyla volle celebrare la messa, trasformando quello che durante la guerra civile era chiamato luogo dell'odio e della morte in luogo dell'incontro, della tolleranza e della ricostruzione del tessuto sociale libanese.

Beirut (AsiaNews) – Una statua per ricordare il viaggio di Giovanni Paolo II in Libano è stata inaugurata ieri nel giardino della chiesa di Sant'Elia dei maroniti, a Kantari, da dove sarà trasferita in un giardino sul lungomare di Beirut, non lontano da dove, nel 1997, papa Wojtyla celebrò la messa, non appena completati i lavori di sistemazione.

Organizzata da Télé-Lumière, la cerimonia di inaugurazione si è svolta nel corso di una messa celebrata dall'arcivescovo maronita di Beirut, Boulos Matar, che fu il coordinatore del viaggio del Papa, alla presenza dei rappresentanti di tutti i patriarchi, numerosi vescovi, esponenti politici e più di 5mila fedeli.

"Il vostro Paese ha bisogno soprattutto della vostra conversione, una conversione dei cuori sarà l'unica via capace di combattere la delusione, l'angoscia, la disperazione", "Spetta a voi libanesi demolire le false barriere costruite durante le drammatiche successive fasi storiche del Libano" e "E' un vostro dovere ricostruire ponti d'incontro tra le varie comunità religiose e politiche del Libano". Queste parole profetiche pronunciate quasi 10 anni fa da Papa Giovanni Paolo II, durante la sua visita storica nel Paese dei cedri, nel mese di maggio 1997, hanno costituito la chiave di lettura di quasi tutti i discorsi che sono stati pronunciati per l'occasione.

Il nunzio apostolico in Libano, mons. Luigi Gatti, dopo la lettura del telegramma inviato dal Papa Benedetto XVI per l'occasione, ha pronunciato un discorso  durante il quale ha ribadito "l'attaccamento della Santa Sede e del Papa ai valori religiosi e storici del Libano, che hanno fatto di questo piccolo Paese, più di un Paese, 'un messaggio'". Mons. Gatti si è poi soffermato sulle caratteristiche che hanno fatto del grande Papa, "il Papa del perdono, l'uomo della fede vissuta mediante gesti profetici, che ha avuto il dono di essere amato, rispettato, ammirato dalle comunità, dai giovani e anche dei malati", "un Papa che ha salutato il mondo dalla sua finestra di degente, che non si vergognava di affacciarsi malato ed anziano".

Mons Paul Matar, durante l'omelia, ha sottolineato l'importanza dell'occasione che coincide con la festa della Pentecoste, indicando in Giovanni Paolo II "un apostolo non solo per la Chiesa, ma per l'umanità intera", il pastore della Pentecoste. Egli ha insistito sul ruolo storico di questo grande papa, che ha consacrato il suo pontificato per diffondere e difendere due valori fondamentali, "l'ecumenismo ed il dialogo inter-religioso", "un papa che ha potuto attirare tutti, che è parte integrante del patrimonio universale dell'umanità". Egli ha chiesto a tutti di "scoprire la ricchezza di questo patrimonio che non morirà e che resterà per sempre".

Il Sindaco musulmano di Beirut, Abd El Monhem El Ariss, ha sottolineato l'importanza della scelta del luogo della messa del Papa, che volle trasformare quello che durante la guerra civile era chiamato luogo dell'odio e della morte in luogo dell'incontro, della tolleranza e della ricostruzione del tessuto sociale libanese. Il sindaco ha promesso di trovare soluzioni a tutti i problemi esistenti tra il comune di Beirut e i luoghi di culto, una iniziativa che mira a conservare il volto religioso della citta-ponte tra Oriente ed Occidente.

Mons Roland Abou Jaude, vicario generale del patriarca maronita, ha definito il pontificato di Giovanni Paolo II, "il più fertile nella storia della Chiesa contemporanea" ed ha ribadito la fedeltà della Chiesa maronita alla sede di Pietro, promettendo di continuare l'applicazione dell'esortazione apostolica post-sinodale: "Una speranza nuova per il Libano".

 

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