A Baghdad rapito un sacerdote caldeo
Baghdad (AsiaNews) – Un altro sacerdote caldeo è stato rapito stamattina a Baghdad. Si tratta di p. Nawzat P. Hanna, parroco della chiesa cattolica di Mar Pithion, nel quartiere di Baladiyat. Lo conferma ad AsiaNews, mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare dei cattolici caldei della capitale, che invita a “pregare perché p. Nawzat venga rilasciato il più presto possibile, sano e salvo”. I rapitori si sono già messi in contatto con il Patriarcato caldeo, ma al momento non vi sono altre notizie.
Il sacerdote usciva dall’abitazione di un malato, dove era andato a fare visita, quando è stato fermato da persone che lo aspettavano, riferisce il vescovo. Mons. Warduni è convinto che il movente del sequestro sia ottenere un riscatto in denaro, ma tra i fedeli a Baghdad è diffusa l’idea che si tratti della risposta alle forti denunce sulla persecuzione dei cristiani giunte dal Patriarca e dai vescovi caldei nelle ultime settimane. “Rapendo un altro prete – dicono ad AsiaNews fonti che vogliono tenere l'anonimato – i terroristi prendono due piccioni con una fava: cercano di arricchirsi e allo stesso tempo dopo aver liberato l’ostaggi, costringono il Patriarcato a trasferirlo all’estero e danno un segnale forte a tutta la comunità”.
Intanto nella capitale continua la sistematica cacciata dei cristiani. A quanto appreso da AsiaNews la persecuzione è portata avanti con un piano ben studiato, quartiere per quartiere. Dopo Dora, Al-Baya’a, al-Thurat e al-Saydia, è la volta di al-Habibia e al-Baladiyat. Qui gruppi dello “Stato islamico in Iraq” hanno cominciato ad affiggere manifesti che intimano alle donne di indossare il velo e volantini con cui si impone ai cristiani l’esosa imposta di protezione. “Usano la stessa tecnica per ogni quartiere – raccontano gli abitanti – tra poco inizieranno a venire casa per casa e a sequestrare i nostri averi”. “Le forze irachene e quelle della coalizione sono presenti in queste zone – denunciano – vedono quello che succede, ma non intervengono”. Così in molti decidono di lasciare le proprie abitazioni , mettendo in valigia il necessario e si recano nelle chiese ancora aperte a cercare protezione. Ma molte sono già piene, così numerose famiglie sono costrette a vivere e dormire per strada.
“Non si può vivere così - afferma mons. Warduni – è disumano, umiliante”. E aggiunge: “Non ci faremo spaventare, continueremo a far sentire la nostra voce e denunciare la tragedia che vivono ogni giorno gli iracheni e i cristiani in particolare”.