05/01/2012, 00.00
AFGHANISTAN
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Zannini: Dialogo con i talebani afghani solo se vi sono ali moderate

L’esperto di Islam del Pisai, la recente apertura degli estremisti afghani segna una svolta nella politica internazionale dell’Occidente, ma serve prudenza. Fonti di AsiaNews in Afghanistan avvertono: senza un reale cambiamento, fare concessioni ai talebani mette in pericolo la popolazione.
Kabul (AsiaNews) – “Il dialogo con i talebani è una strada obbligata per portare avanti il processo di pace in Afghanistan, ma serve prudenza. La comunità internazionale e il governo afghano devono scegliere in modo accurato i loro interlocutori e trattare solo con eventuali ali moderate”. È quanto afferma ad AsiaNews, Francesco Zannini, esperto di islam e docente presso il Pontificio Istituto di studi arabi e di islamistica (Pisai) a Roma, sulla scelta dei talebani di aprire un’ambasciata in Qatar e accettare colloqui con gli Stati Uniti.

Secondo il professore, tale apertura è una svolta nella politica internazionale dell’Occidente per anni nemico dell’estremismo islamico. “Per i movimenti radicali – spiega – entrare all’interno di un sistema democratico potrebbe essere un’occasione di cambiamento. Ciò sta avvenendo anche in Nord Africa, con l’ascesa dei Fratelli Musulmani”. “La comunità internazionale – aggiunge - deve però fare pressione sul rispetto di diritti umani e libertà religiosa, non piegarsi al loro volere”.

Fonti di AsiaNews in Afghanistan sottolineano che in molti sono perplessi sull’apertura degli estremisti islamici, ma anche sulla posizione favorevole di Amid Karzai, presidente afghano. Dalla sua salita al potere nel 2005, egli si è sempre opposto al dialogo con i guerriglieri e ha risposto con freddezza alla notizia. Secondo le fonti il dialogo con gli estremisti è fondamentale per fermare la guerra, ma gli Stati Uniti non devono giocare con la vita della popolazione.

“Le trattative – affermano - hanno senso solo vi è un cambiamento di visione da parte dei talebani e una reale disponibilità del governo afghano. Dare ai guerriglieri privilegi e poteri in cambio di una collaborazione, potrebbe aprire nuovi scenari di tensione”. (S.C.)
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