Vicario apostolico di Aleppo: forze straniere non vogliono la pace in Siria
Aleppo (AsiaNews) - "Ci sono forze straniere che non vogliono la pace in Siria. Il Paese è ormai preda di guerriglieri provenienti da Tunisia, Libia, Turchia, Pakistan e altri Stati islamici. Armi e denaro passano attraverso i confini e alimentano questa spirale di violenza". È quanto afferma ad AsiaNews mons. Giuseppe Nazzaro, vicario apostolico di Aleppo. "I Paesi occidentali non fanno nulla di concreto per fermare il conflitto - sottolinea - essi non hanno a cuore il destino del popolo siriano, che oltre alla guerra fra esercito e ribelli subisce anche l'embargo economico". Mons. Nazzaro racconta che in tutto il Paese iniziano a scarseggiare medicinali, carburante, gas. Nelle province più colpite dagli scontri, manca tutto ed è difficile per la popolazione sopravvivere, soprattutto se si protrarrà ancora questa situazione di tensione.
Il vescovo spiega che gli estremisti islamici continuano a sparare e compiere attacchi e non hanno alcun interesse a cercare una via d'uscita dal conflitto. "Chi finanzia queste milizie? - si chiede il prelato - dopo l'imposizione del cessate il fuoco lo scorso 12 aprile, vi sono stati continui attacchi mirati contro l'esercito che purtroppo risponde con altrettanta crudeltà".
Da circa tre settimane i militari di Assad bombardano la città di Rastan situata fra Homs e Hama, principali roccaforti dei ribelli islamici. Fonti dell'opposizione parlano di 33 morti negli ultimi due giorni. Nella zona si segnalano anche soprusi ai danni della comunità cristiana. Lo scorso 10 maggio nel villaggio di Al Borj Al Qastal, a pochi chilometri da Hama, dieci famiglie sono state espulse da guerriglieri stranieri che hanno utilizzato le abitazioni per scopi militari. Ieri alcuni hanno fatto ritorno, dopo che la zona è tornata sotto il controllo dell'esercito siriano.
Mons. Nazzaro conferma che la lotta per il controllo del Paese è fra alawiti, minoranza religiosa sciita a cui appartengono gli Assad, ed estremisti sunniti. Gli scontri si concentrano soprattutto nelle aree dove è più numerosa la presenza di miliziani con nazionalità straniera.
In questi giorni il conflitto fra le due fazioni religiose ha varcato il confine con il Libano. A Beirut si sono verificati diversi scontri fra le due comunità, che hanno costretto l'esercito ad intervenire. Oggi centinaia di sciiti hanno bloccato le strade a Beirut e nella valle della Bekaa, al confine con la Siria, per protestare contro il rapimento ad Aleppo di 14 pellegrini libanesi di ritorno dall'Iran.
Nelle province non dominate dai Fratelli musulmani, la situazione è più tranquilla e il dissenso nei confronti del regime è ancora pacifico. "Ho da poco terminato la visita pastorale nelle mie parrocchie - spiega il vescovo - i cristiani non hanno problemi e dove possono cercano di aiutare le locali comunità islamiche. I musulmani, sunniti e sciiti siriani, li rispettano e non hanno alcuna ragione di attaccarli".
Intanto, a Damasco il parlamento frutto delle prime elezioni del 7 maggio ha tenuto oggi la sua prima seduta. I deputati hanno giurato di ''difendere gli interessi del popolo e la democrazia'' nei quattro anni del loro mandato. Boicottate dai partiti dell'opposizione, le votazioni sono state vinte dalla coalizione dominata dal partito Baath, legato al regime di Assad, che si è aggiudicato 183 dei 250 seggi. (S.C.)