Vescovo e abitanti fermano la costruzione della centrale nucleare di Kudankalam
di Nirmala Carvalho
Il chief minister dello Stato ferma il progetto dell’impianto nucleare indo-russo e gli abitanti interrompono lo sciopero della fame. Mons. Yvon Ambroise: “La Chiesa sostiene questa giusta causa”, perché “la vita della gente è più preziosa di qualunque investimento”.
Chennai (AsiaNews) – Gli abitanti del villaggio di Idinthakarai (Tamil Nadu) hanno vinto la loro battaglia contro la costruzione della centrale nucleare indo-russa di Kudankalam: J. Jayalitha, chief minister dello Stato, ha garantito ieri di fermare il progetto. Per 12 giorni, la gente ha portato avanti uno sciopero della fame in segno di protesta. Al digiuno hanno partecipato anche il vescovo di Tuticorin insieme a 25 sacerdoti. “Dopo Fukushima – spiega ad AsiaNews mons. Yvon Ambroise – le persone sentivano che il progetto di Kudankulam era un serio pericolo per la sicurezza”.
L’11 settembre scorso più di 127 persone avevano iniziato a digiunare per protestare contro il progetto dell’impianto nucleare russo di Kudankalam. La centrale sorge a 600 chilometri da Chennai. Negli ultimi anni, il progetto (avviato nel 1997) ha subito diversi rinvii a causa dei ritardi nella fornitura di componenti.
Il vescovo Ambroise spiega: “La Chiesa è fatta di persone che vivono nella società e quindi deve preoccuparsi delle loro vite e del loro benessere. Ogni cristiano deve occuparsi di problemi sociali, in particolare quelli che hanno un impatto sulla vita quotidiana della gente”. Come nel caso della centrale nucleare di Koodankulam, “una giusta causa – aggiunge il vescovo – che la Chiesa sostiene. Dobbiamo protestare e far sentire la nostra voce”.
Mons. Ambroise critica l’atteggiamento avuto dal governo del Tamil Nadu nell’affrontare la situazione – diventata critica dopo l’esplosione della centrale nucleare giapponese di Fukushima nel marzo scorso –, che “ha investito più di 13mila crore di rupie (circa 1,9 miliardi di euro) nella costruzione di due reattori nucleari, invece di pensare alla vita e alla sopravvivenza delle persone che vivono intorno al sito del progetto… Molto più preziose del denaro speso”.
L’11 settembre scorso più di 127 persone avevano iniziato a digiunare per protestare contro il progetto dell’impianto nucleare russo di Kudankalam. La centrale sorge a 600 chilometri da Chennai. Negli ultimi anni, il progetto (avviato nel 1997) ha subito diversi rinvii a causa dei ritardi nella fornitura di componenti.
Il vescovo Ambroise spiega: “La Chiesa è fatta di persone che vivono nella società e quindi deve preoccuparsi delle loro vite e del loro benessere. Ogni cristiano deve occuparsi di problemi sociali, in particolare quelli che hanno un impatto sulla vita quotidiana della gente”. Come nel caso della centrale nucleare di Koodankulam, “una giusta causa – aggiunge il vescovo – che la Chiesa sostiene. Dobbiamo protestare e far sentire la nostra voce”.
Mons. Ambroise critica l’atteggiamento avuto dal governo del Tamil Nadu nell’affrontare la situazione – diventata critica dopo l’esplosione della centrale nucleare giapponese di Fukushima nel marzo scorso –, che “ha investito più di 13mila crore di rupie (circa 1,9 miliardi di euro) nella costruzione di due reattori nucleari, invece di pensare alla vita e alla sopravvivenza delle persone che vivono intorno al sito del progetto… Molto più preziose del denaro speso”.
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