Ventimila profughi birmani fuggono gli scontri sul confine thai
di Weena Kowitwanij
I ribelli karen combattono l'esercito per esprimere insoddisfazione contro le elezioni farsa. L’esercito thai ha approntato campi di rifugio per i rifugiati, ma promette di rimpatriarli entro tre mesi. Secondo fonti militari, il rimpatrio comincia oggi, anche se si temono nuovi scontri.
Bangkok (AsiaNews) – Circa 20 mila persone sono entrate nel confine thailandese per sfuggire agli scontri fra esercito e parte della minoranza karen del Democratic Karen Buddhist Army, organizzazione militare dell’etnia.
Gli scontri sono avvenuti proprio lungo la frontiera di Tak e Kanchaburi, provocando la morte di almeno tre persone e il ferimento di 10 thai. Gli scontri sono scoppiati ieri, un giorno dopo le elezioni farsa organizzate dalla giunta birmana, il cui risultato è scontato.
Samart Loyfah, governatore thai della provincia di Tak, ha dichiarato che “gli scontri sono avvenuti a 100-200 metri dal confine con la Thailandia. Donne birmane e bambini
fuggono in Thailandia per trovare sicurezza e riparo. Le forze militari thai hanno approntato alcuni campi di rifugio per motivi umanitari”.
Il primo ministro thai Abhisit Vejjajiva, in un intervista dalla sede del governo ha dichiarato che “la Thailandia si prenderà cura degli immigranti birmani e li riporterà indietro al momento opportuno”. Egli ha però espresso timore che vi potranno essere ancora molti scontri alla frontiera fino a che in Myanmar non si formi il nuovo governo, un processo che potrebbe durare anche tre mesi. Voci dall'esercito affermano però che già oggi sono in atto operazioni di rimpatrio dei profughi.
Secondo Wanthip Wongwai, generale thai in forza a Tak, i gruppi karen della Knu hanno attaccato le forze governative a Myawaddy. L’esercito ha risposto col lancio di granate M79, che ha ferito almeno 10 persone.
Alcuni locali affermano che i ribelli volevano esprimere la loro insoddisfazione verso la giunta e le elezioni, costruite per far vincere i partiti legati ai militari. Molte zone etniche sono state perfino escluse dal voto per “motivi di sicurezza”. Proprio oggi personalità birmane legate alla giunta hanno rivendicato una vittoria dell'80 per cento dei seggi.
Da decenni il governo centrale combatte contro le decine di gruppi etnici birmani che l’accusano di incuria verso il loro sviluppo, pur sfruttando la loro manodopera e i loro giovani per reclutarli nell’esercito.
Alcuni gruppi etnici hanno firmato dei cessate-il-fuoco col governo, ma altri hanno deciso di continuare la loro lotta.
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