Una sfida al Partito: 25mila euro per nuotare in un fiume inquinato
Hangzhou (AsiaNews/Agenzie) - Un imprenditore della ricca provincia orientale del Zhejiang ha offerto 200mila yuan (quasi 25mila euro) a un alto funzionario del Partito comunista locale, se questi sarà in grado di nuotare per 20 minuti nell'inquinatissimo fiume della cittadina di Ruian. Jin Zengmin, capo della ditta Hangzhou eyeglasses, ha lanciato la sua sfida sul sito di micro-blogging Weibo.
L'industriale ha anche caricato 3 foto del fiume, del tutto coperto da immondizia galleggiante. Secondo Jin,la colpa è di una fabbrica di scarpe che scarica i propri rifiuti nel fiume dove - come ha raccontato a Chinanews.com - "nel corso della mia infanzia venivano lavati i vestiti e le verdure per il pranzo". Un altro imprenditore, nello Shandong, ha offerto 100mila yuan per "informazioni utili" riguardo un caso di inquinamento "sospetto".
Il capo dell'Ufficio per la protezione ambientale di Ruian, Bao Zhenmin, non ha risposto alla proposta di nuotare nel fiume, ma ha accusato la popolazione: "La vera ragione dietro l'inquinamento della zona è da attribuirsi alla sovrappopolazione dell'area, che supera di molto le possibilità di smaltimento dei rifiuti". Per il funzionario, l'area inquinata ha 44mila residenti ufficiali "a cui vanno aggiunti i migranti, che sono almeno altre 80mila persone".
L'inquinamento, insieme alla corruzione, rimane il maggior problema del Partito comunista cinese. Le politiche lanciate nello scorso decennio dal presidente Hu Jintao e dal suo premier Wen Jiabao non sono riuscite a limitare il fenomeno, che mette a rischio la salute della popolazione e la situazione ambientale.
Il governo vuole infatti mantenere i ritmi di crescita economica degli ultimi anni, ma per farlo non può fermare la sovrapproduzione industriale, prima causa dell'inquinamento eccessivo. Il nuovo leader Xi Jinping - che entra in carica il prossimo marzo - ha più volte riconosciuto il problema ma non ha per adesso annunciato alcuna strategia al riguardo.
Nel frattempo, la qualità dell'aria rimane pessima. Dopo i 21 giorni di smog che hanno paralizzato Pechino a gennaio, ieri l'emergenza è tornata d'attualità. La visibilità nella capitale è scesa a meno di 500 metri, e le autorità sono state costrette a chiudere le autostrade e annullare diversi voli. Intanto continuano i casi di "tosse pechinese", un neologismo coniato per indicare le malattie respiratorie che colpiscono i residenti dell'area, soprattutto minorenni.