Tra code e violenze, Pakistan al voto per le elezioni generali. Paul Bhatti: cauto ottimismo
Islamabad (AsiaNews) - Una serie di attentati sta condizionando il regolare svolgimento delle elezioni in Pakistan, potenza nucleare e demografica dell'Asia del sud chiamata per la prima volta nella sua storia a definire democraticamente il passaggio di potere fra governi attraverso il voto. Le minacce di talebani ed estremisti della vigilia, che invitavano la popolazione a boicottare le urne, si sono concretizzate oggi in attacchi bomba ed esplosioni che hanno sinora provocato almeno 11 morti e decine di feriti. Tuttavia, le operazioni continuano in modo regolare - a dispetto di disservizi e difficolta registrati in alcuni seggi - e l'affluenza è tutto sommato positiva, come conferma ad AsiaNews Paul Bhatti, cattolico e ministro per l'Armonia nazionale dell'esecutivo uscente. Egli è candidato (nei seggi riservati alle minoranze) al Parlamento per il Partito popolare pakistano (Ppp) guidato dal presidente pakistano Asif Ali Zardari e da suo figlio Bilawal Bhutto Zardari, frutto del legame con Benazir Bhutto morta in un attentato nel dicembre 2007.
Alla vigilia del voto il vescovo di Islamabad-Rawalpindi mons. Rufin Anthony aveva lanciato un appello ai pakistani, sottolineando che le elezioni sono occasione di "pace e cambiamento". L'auspicio del prelato - che ha raccolto le istanze di cattolici, protestanti, altre minoranze religiose e una fetta consistenze della popolazione civile musulmana - è stato in parte offuscato dalle cronache di violenza delle ultime ore.
Sarebbero almeno 11 le vittime e 36 i feriti in un attentato ad un seggio a Karachi, che aveva come principale obiettivo il candidato del partito laico Awami National Party (Anp) Amanullah Mehsud, sopravvissuto all'esplosione. Altri attacchi hanno preso di mira un seggio per donne a Peshawar, causando otto feriti, altre 15 sono rimaste ferite in un'esplosione a Mardan teatro di violenze nei seggi così come la città di Quetta. Nelle settimane di campagna elettorale - dominate dai tre principali schieramenti: il Ppp al governo per cinque anni, la Lega musulmana pachistana Nawaz (Pml-N, all'opposizione) e il Movimento pachistano per la giustizia (Pti) del campione di cricket Imran Khan - si sono registrate un centinaio di vittime.
A dispetto degli attentanti, la popolazione sta affrontando anche lunghe file pur di poter esprimere la propria preferenza, a dimostrazione di una partecipazione che forse risulterà superiore alle attese della vigilia e ai dati registrati nelle precedenti tornate elettorali. Le urne (aperte alle 8 del mattino) chiudono alle 17 ora locale e i risultati ufficiali, salvo contestazioni, dovrebbero essere disponibili già a partire dalla giornata di domani. A tutelare il regolare svolgimento delle operazioni vi sono 600mila uomini della sicurezza, di cui circa 100mila militari e altri reparti speciali. La potenza nucleare è chiamata a rinnovare l'Assemblea nazionale (Parlamento) e le quattro assemblee provinciali: Khyber Pakhtunkhwa, Punjab, Sindh e Bluchistan.
Interpellato da AsiaNews Paul Bhatti, fratello del ministro per le Minoranze Shahbaz massacrato dai fondamentalisti islamici nel marzo 2011, è "moderatamente ottimista", perché "la gente sta votando pure in un quadro generale di sicurezza" che non può essere ottimale. Egli ricorda che gli attentanti delle scorse settimane "hanno condizionato la campagna elettorale di alcuni partiti", in particolare i movimenti laici come il Ppp, l'Anp e il Mpm che hanno vista limitata la libertà di spostamento e di tenere comizi in piazza. "Anche io - aggiunge - avrei voluto poter organizzare un numero maggiore di appuntamenti pubblici", ma non è stato possibile. Per quanto concerne la minoranza cristiana, il politico cattolico spiega che "sta andando a votare" ed è "fondamentale" la partecipazione alla competizione elettorale per dare un segno di vitalità nel Paese.
Bhatti concorre per un posto in Parlamento, nella quota dei seggi riservati alle minoranze religiose. Per centrare l'obiettivo è necessario un buon risultato del suo partito, il Ppp, per il quale manifesta un "moderato ottimismo" perché registra apprezzamenti e consensi pur con un "fisiologico calo" dopo gli anni di governo. Egli ricorda però che, ancor più importante di un seggio, è "la necessità di una visione chiara del futuro per la nazione e per i cristiani, che devono uscire da una situazione di emarginazione e isolamento". Ecco perché, assicura in conclusione il leader cattolico, a prescindere dal risultato delle urne "continuerò il mio impegno con il 'Centro per la pace e l'armonia religiosa' che ho fondato e ha da poco iniziato ad operare nel quadro sociale e culturale del Paese. Con l'obiettivo un giorno, di andare oltre la logica della quota riservata alle minoranze e vedere che il voto dei candidati cristiani venga premiato attraverso la scelta diretta". (DS)