Solo commesse donne nei negozi sauditi di biancheria intima femminile
Un decreto reale mette fine a una controversia che vede da una parte le organizzazioni femministe che lamentano l’imbarazzo di essere servite da commessi uomini, dall’altra il clero più conservatore che si oppone a che le donne lavorino fuori casa.
Riyadh (AsiaNews/Agenzie) – Le donne saudite stanno vincendo, ma con forti opposizioni, la battaglia per poter lavorare: un decreto reale ha stabilito che nei negozi di biancheria femminile da ora in poi ci saranno solo commesse, un principio che da luglio dovrebbe riguardare anche le profumerie.
Attualmente, nel Regno le donne possono prestare la loro opera solo nei servizi sanitari – solo per curare altre donne – e in uffici governativi. E anche qui si prospetta una novità: il portavoce del General Directorate of Passports, Badr Al-Malik ha annunciato che presto ci sarà anche personale femminile al controllo dei visti di entrata e uscita dal Paese. Toccherà a loro anche la perquisizione delle donne. E anche se non potranno vestire l’uniforme e non riceveranno un’istruzione militare, riceveranno uno stipendio uguale a quello degli uomini.
Ma quella dei negozi di biancheria femminile è stata una vera battaglia: da una parte le donne e le loro organizzazioni lamentavano l’imbarazzo di dover essere servite da commessi uomini, dall’altra la parte più conservatrice del potente clero wahabita per il quale le donne debbono stare in casa. Il gran muftì dell’Arabia Saudita, Sheikh Abdel Aziz al-Sheikh, ha definito “un crimine, proibito dalla sharia” l’impiego femminile. E ancora, chi è a favore della nuova legge parla di 40mila potenziali nuovi posti di lavoro e chi è contrario di tensioni per i commessi che perderanno il posto.
“Questa questione - osserva Asharq al-Awsat – si innesta nella crescente tensione tra i liberali e i religiosi conservatori e può provocare opposizione da parte della polizia religiosa”.
Per intanto, osservatori del Ministero del lavoro seguiranno la prima settimana del lavoro delle commesse, per essere sicuri che non siano infastidite.
Attualmente, nel Regno le donne possono prestare la loro opera solo nei servizi sanitari – solo per curare altre donne – e in uffici governativi. E anche qui si prospetta una novità: il portavoce del General Directorate of Passports, Badr Al-Malik ha annunciato che presto ci sarà anche personale femminile al controllo dei visti di entrata e uscita dal Paese. Toccherà a loro anche la perquisizione delle donne. E anche se non potranno vestire l’uniforme e non riceveranno un’istruzione militare, riceveranno uno stipendio uguale a quello degli uomini.
Ma quella dei negozi di biancheria femminile è stata una vera battaglia: da una parte le donne e le loro organizzazioni lamentavano l’imbarazzo di dover essere servite da commessi uomini, dall’altra la parte più conservatrice del potente clero wahabita per il quale le donne debbono stare in casa. Il gran muftì dell’Arabia Saudita, Sheikh Abdel Aziz al-Sheikh, ha definito “un crimine, proibito dalla sharia” l’impiego femminile. E ancora, chi è a favore della nuova legge parla di 40mila potenziali nuovi posti di lavoro e chi è contrario di tensioni per i commessi che perderanno il posto.
“Questa questione - osserva Asharq al-Awsat – si innesta nella crescente tensione tra i liberali e i religiosi conservatori e può provocare opposizione da parte della polizia religiosa”.
Per intanto, osservatori del Ministero del lavoro seguiranno la prima settimana del lavoro delle commesse, per essere sicuri che non siano infastidite.
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