09/05/2011, 00.00
SINGAPORE
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Singapore: il premier vince le elezioni e promette una redistribuzione della ricchezza

Il partito di Lee Hsien Loong conquista 81 seggi su 87 e il 60,1% dei consensi. Cinque posti alle opposizioni, nella tornata elettorale più combattuta dall’indipendenza. Segno positivo per gli indici di borsa; nel 2010 il Pil ha registrato una crescita del 14,5%. Competizione per lavoro e alloggi e disparità fra cittadini problemi irrisolti.
Singapore (AsiaNews/Agenzie) – Migliorare la vita dei cittadini rafforzando l’economia; attirare investimenti e “cervelli”, incoraggiando le imprese a diversificare la produzione; cambiare un sistema di crescita basato solo sull’aumento della forza lavoro, innalzando i redditi del ceto medio e delle classi più povere. È quanto promette il Primo ministro di Singapore Lee Hsien Loong, a capo del nuovo esecutivo che ha vinto le elezioni del 7 maggio scorso. Tuttavia il partito di maggioranza People’s Action Party ha registrato un calo nei consensi rispetto alle ultime tornate elettorali, a vantaggio dell’opposizione guidata dal Workers’ Party. Intanto gli indici delle borse registrano la maggior crescita del recente periodo, con un segno positivo attorno all’1,3%.
 
Il partito di governo ha mantenuto il potere nella città-Stato del Sud-est asiatico, conquistando 81 seggi parlamentari su 87 disponibili. Il successo è giunto al termine della battaglia elettorale più impegnativa dal raggiungimento dell’indipendenza, nel 1965. Il premier Lee Hsien Loong, 59 anni, ha vinto con il 60,1% di margine, registrando un calo significativo rispetto al 66,6% del 2006 e al 75,3% del 2001. Il Workers’ Party, principale movimento di opposizione, ha conquistato i cinque seggi disponibili nel distretto di Aljunied e il seggio singolo nel collegio elettorale di Houngang. L’unica poltrona a non essere oggetto di sfida elettorale è quella del ministro Consigliere Lee Kuan Yew, 87 anni e padre dell’attuale premier, eroe dell’indipendenza dell’isola dal regno britannico e primo capo di Governo della storia.
 
Prima del voto, l’attuale Primo ministro si è scusato – un gesto raro nella politica della città-Stato – per non aver realizzato alloggi pubblici e rafforzato il sistema di trasporti. Due fra i principali problemi di Singapore, insieme al costo crescente della vita e alla lotta con gli stranieri per posti di lavoro e alloggi. Infatti oltre un terzo dei 5,1 milioni di abitanti è formato da stranieri e immigrati con visto permanente. Chua Hak Bin, economista alla Merrill Lynch di Bank of America, ipotizza un “ripensamento radicale delle politiche governative, con una maggiore influenza delle opposizioni”.
 
Più piccola di New York e priva di risorse naturali, la città-Stato ha registrato nel 2010 un Prodotto interno lordo (Pil) di 285 miliardi di dollari di Singapore (circa 231 miliardi di dollari Usa), con una crescita del 14,5%, il dato più significativo di tutta l’Asia. Tuttavia la ricchezza non è distribuita in modo eguale e le previsioni sull’inflazione annunciano un tasso del 3-4%, un dato elevato per la realtà locale. La crescita economica ha infine accentuato le disparità fra cittadini, con una crescita del coefficiente Gini – introdotto dallo statistico Italiano Corrado Gini, è una misura della diseguaglianza di una distribuzione, ndr – che si attesta a 0,48 (nel 2000 era di 0,444) in un metro di riferimento tra 0 e 1 (disuguaglianza completa).
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