09/05/2013, 00.00
SIRIA
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Sacerdote siriano: Preghiamo per il rilascio dei prelati rapiti e per la riconciliazione della Siria

di Simone Cantarini
Per p. Mtanious Hadad, delegato patriarcale della comunità melchita di Roma, senza cristiani non ci sarà pace né in Siria né in Medio Oriente. Domani nella basilica di Santa Maria in Cosmedin, la messa per pregare per il rilascio di mons. Yohanna Ibraim e mons. Paul Yazigi e per tutte le persone sequestrate in Siria in questi mesi. La vicinanza di Papa Francesco alle chiese orientali spinge sempre più sacerdoti siriani a ritornare nel loro Paese per aiutare la popolazione che soffre.

Roma (AsiaNews) - "Seguendo l'esempio di mons. Yohanna Ibrahim e mons. Paul Yazigi e degli altri sacerdoti sequestrati i cristiani di Siria desiderano continuare il dialogo quotidiano con i musulmani, vivere con loro, non emigrare per colpa della guerra e del dilagare dell'estremismo islamico". È quanto afferma  ad AsiaNews p. Mtanious Hadad B.S., apocrisario patriarcale di Gregorio III Laham, patriarca della Chiesa melchita. Secondo il sacerdote "i cristiani di Siria non sono una Chiesa, o una minoranza da difendere, essi sono un elemento costitutivo del popolo siriano, non hanno bisogno della protezione degli Stati Uniti o dell'Europa".

Per domani sera la comunità melchita di Roma ha organizzato una messa solenne per il rilascio di mons. Yohanna Ibrahim e mons. Paul Yazigi, i due vescovi ortodossi rapiti lo scorso 22 aprile. Le celebrazioni si terranno alle 19,00 nella basilica di Santa Maria in Cosmedin. Insieme a p. Hadad saranno presenti anche mons. Ilarion Capucci, vescovo emerito di Gerusalemme per i melchiti e mons. Matteo Maria Zuppi, vescovo ausiliare di Roma per il centro storico. Durante la messa saranno letti alcuni passi delle prediche dei due vescovi ortodossi e un messaggio per la pace del patriarca Gregorio III.

Il sacerdote spiega che la celebrazione eucaristica serve non solo per pregare "per i vescovi ancora nelle mani dei rapitori, come altre centinaia di persone, ma anche per porre l'attenzione sulla tragedia del conflitto siriano ormai del tutto fuori controllo".

"Noi - afferma - abbiamo organizzato questa iniziativa per richiamare la comunità internazionale e riflettere sugli effetti del conflitto siriano iniziato con la teoria della Primavera araba, ma che ora ha condotto migliaia di combattenti stranieri ad entrare nel nostro Paese e compiere atti indiscriminati che nulla hanno a che fare con la nostra cultura. Quello che i siriani si chiedono è 'dove stiamo andando?'".

Secondo il sacerdote mons. Yohanna Ibrahim, della Chiesa siro-ortodossa, e mons. Paul Yazigi, vescovo greco-ortodosso, così come gli altri prelati rimasti in Siria nonostante il rischio di violenze e sequestri sono una testimonianza del valore della presenza cristiana nel Paese.

Per p. Hadad, il presunto coinvolgimento di jihadisti ceceni nel rapimento dei prelati è l'ennesima conferma dell'assurdità di questo conflitto: "Mons. Johanna e mons. Yazigi erano impegnati nel dialogo interreligioso ed avevano rapporti quotidiani con le autorità musulmane. Il loro sequestro è un colpo per far paura ai cristiani, e a coloro che si rifiutano di coinvolgersi in questa guerra. Sunniti, sciiti, cristiani e drusi hanno sempre vissuto insieme. Questa convivenza dura da 13 secoli. Nel nostro Paese sono sorte le prime comunità cristiane ed è proprio questa comune appartenenza che vogliamo difendere". 

L'archimandrita pone l'accento sul grande interesse di papa Francesco per le Chiese orientali: "I cristiani di Siria, sentono la sua vicinanza, in diverse occasioni  egli ha ricordato che prega per il nostro Paese e la sua popolazione. Ciò aiuta tutta la nostra comunità e i nostri vescovi a restare e spinge molti sacerdoti emigrati in passato all'estero a tornare nelle loro diocesi di origine". "Senza cristiani - conclude - il Medio Oriente verrà distrutto. Noi siamo il ponte che unisce l'occidente con la cultura araba e la religione musulmana". 

 

 

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