Raghuvanshi: il Bjp manipola il candidato cristiano alla presidenza
Mumbai (AsiaNews) - Affermazioni "ridicole" e "da condannare in pieno", segno evidente che "gli ultranazionalisti indù del Bharatiya Janata Party (Bjp) stanno manipolando PA Sangma". La pensa così Lenin Raghuvanshi, attivista ateo per i diritti umani e direttore esecutivo del People's Vigilance Committee on Human Rights (Pvchr), in merito ad alcune dichiarazioni rilasciate da PA Sangma, membro tribale cattolico del Congress (partito al governo). Intervistato da una televisione indiana, il politico ha detto: "Dove sono le prove che il Bharatiya Janata Party (Bjp) è responsabile dei pogrom anticristiani del Kandhamal? Non saltiamo alle conclusioni... Non lanciamoci in simili accuse". Parole che hanno colpito l'opinione pubblica indiana (cristiana, e non), per due ragioni: perché di recente, la Federazione delle Chiese dell'Andhra Pradesh (Apfc) ha nominato Sangma "suo" candidato alle prossime elezioni presidenziali (luglio 2012); perché il Bjp, primo partito dell'opposizione, ha avallato la sua candidatura.
Il Bjp sostiene i movimenti radicali indù del Sangh Parivar, responsabili dei tanti episodi di violenza contro cristiani, dalit e minoranze che avvengono in India. Non ultimi, anche i pogrom anticristiani che nel 2008 hanno insanguinato l'Orissa.
"Le forze indù - spiega Raghuvanshi - hanno già perso l'appoggio dei dalit, e cercano di sfruttare Sangma per ottenere i voti dei tribali. Nel Kandhamal, gli ultranazionalisti hanno fomentato tensioni preesistenti tra tribali e dalit cristiani per creare conflitti all'interno della comunità, e prendere il potere. Ma il Sangh Parivar è responsabile dei pogrom anticristiani del Kandhamal. Ogni casa bruciata o distrutta, ogni chiesa violata, porta il segno delle bandiere zafferano [arancioni, colore simbolo dei nazionalisti indù, ndr]".
Secondo Raghuvanshi, con le sue dichiarazioni Sangma "tenta di ripulire l'immagine dei nazionalisti indù, sperando di attirare per sé la simpatia e i voti dei tribali. Se [Sangma] è davvero capace di sostenere cose del tutto infondate, lasciamolo andare di persona dalle vittime: quelli che hanno visto le loro case distrutte; che hanno subito violenze e portano ancora i traumi. Lasciamolo andare a dire loro che le forze fasciste indù non sono responsabili".
Il 23 agosto 2008 l'uccisione - da parte di un gruppo maoista - di Lakshmananda Saraswati, leader indù, ha prodotto un'ondata di violenze inaudite contro la comunità cristiana del Kandhamal (Orissa). Protrattesi fino all'ottobre di quell'anno, le violenze hanno lasciato più di 56mila persone - per lo più dalit panos e tribali kondhs, quasi tutti cristiani - senza una casa, costretti a vivere diversi mesi nelle foreste senza cibo, né acqua, prima di poter raggiungere in sicurezza i campi profughi. Per la Chiesa indiana, circa 6mila case sono state saccheggiate, demolite o bruciate. Quasi 300 chiese distrutte, oltre a conventi, scuole, ostelli e istituti di assistenza. Le autorità dell'Orissa non hanno mai negato la responsabilità delle violenze dei nazionalisti indù, contando circa 50 morti. I dati raccolti da attivisti cristiani parlano invece di 91 vittime: 38 morte sul colpo, 41 per ferite subite durante le violenze, 12 in azioni di polizia.