05/02/2004, 00.00
mongolia
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Prima assemblea parrocchiale sulla missione

Ulaanbataar (AsiaNews/Ucan) – In un paese che conta meno di 200 cattolici, per la prima volta si è riunito il primo consiglio pastorale della parrocchia di san Pietro e Paolo, "chiesa madre" della Mongolia. L'assemblea si è tenuta nei giorni 11, 17 e 24 gennaio e a tema vi era la missione della comunità cristiana, che in Mongolia è ai primi passi, dopo secoli di ostilità e abbandono. Ai 3 incontri, iniziati e conclusi da Messa e Adorazione eucaristica, hanno partecipato 60 cattolici e alcuni missionari.

Divisi in piccoli gruppi di discussione, i fedeli hanno fatto molte proposte: migliorare la catechesi, organizzare incontri mensili sulla Bibbia, aumentare le opportunità di formazione per i battezzati, cercare di riavvicinare i battezzati che non frequentano più la chiesa, responsabilizzare i padrini. È anche emersa la necessità di un maggiore uso dei mezzi di comunicazione per i fedeli e i non cristiani. In un prossimo futuro si spera di pubblicare libretti sulla chiesa locale, il cattolicesimo, la storia del cristianesimo, e anche un calendario cattolico. Vivo anche il desiderio di impegnarsi in attività sociali a favore dei poveri e insieme ad ONG presenti sul territorio.

Fino a 10 anni fa, non c'erano comunità cattoliche nella Mongolia e nemmeno strutture in cui potersi riunire. Grazie all'aiuto di alcuni missionari, compreso il nuovo vescovo mons. Venceslao Padilla, missionario di Scheut, si è formata a poco a poco una prima comunità, che oggi conta 177 fedeli. Dopo numerosi traslochi in appartamenti ed edifici presi in affitto, sono quasi conclusi i lavori di costruzione della cattedrale, consacrata nell'agosto dell'anno scorso, e si sono aggiunte altre 2 parrocchie.

La storia del cattolicesimo in Mongolia ha radici molto antiche. Missionari di grande fama, come  William Rubruck, Giovanni da Pian del Carpine, Giovanni da Montecorvino, sono arrivati in queste regioni tra il XIII e il XIV secolo, anche grazie alla tolleranza religiosa dimostrata dai mongoli, che allora governavano la Cina. Era forse in lingua mongola la traduzione del Nuovo Testamento e dei Salmi di Giovanni da Montecorvino, primo arcivescovo di Khanbaliq, oggi Pechino. (MR)

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