03/06/2013, 00.00
INDONESIA
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Poso, attentatore suicida si fa esplodere davanti al quartier generale della polizia

di Mathias Hariyadi
Il kamikaze si è fatto saltare in aria nella prima mattinata, durante il rito dell’alzabandiera. Non vi sono vittime o feriti fra le forze dell’ordine e i civili. Società civile preoccupata per le analogie sempre più marcate fra Indonesia e Iraq. Il gesto sarebbe un tentativo di vendetta per il blitz dell’antiterrorismo che ha portato alla morte di sette estremisti.

Jakarta (AsiaNews) - Un attentatore suicida si è fatto esplodere questa mattina nei pressi del quartier generale della polizia a Poso, nella provincia delle Sulawesi centrali. L'attacco di oggi è solo l'ultimo di una lunga serie di episodi di violenza che hanno caratterizzato le ultime settimane in Indonesia. Un fenomeno che ha destato allarme fra le istituzioni e preoccupazioni in seno alla società civile, che teme una progressiva "mutazione" dell'arcipelago in un Paese come l'Iraq, martoriato  da violenze e guerra civile. Il kamikaze a bordo di una motocicletta, all'ordine di stop di una delle guardie, ha azionato il congegno prima di riuscire a raggiungere la porta di ingresso principale dell'edificio.

Dalle prime informazioni non risultano vittime o feriti fra le forze dell'ordine. L'esplosione è avvenuta in concomitanza con il rito dell'alzabandiera, con decine di agenti presenti sulla piazza. Per questo risulta evidente che l'attentatore intendeva compiere una strage, non solo fra i poliziotti ma pure di civili; difatti, alla cerimonia mattutina sono presenti anche numerosi cittadini.

Suhardi Alius, portavoce della polizia a Jakarta, conferma che l'attentatore aveva con sé due ordigni, il primo dei quali "più piccolo" e il secondo più potente, che ha causato "una forte esplosione". Finora non vi sono rivendicazioni ufficiali; tuttavia, i sospetti convergono su gruppi estremisti islamici che hanno preso di mira le forze dell'ordine, per vendicare i raid delle scorse settimane in cui sono morti almeno sette fondamentalisti. Tra questi il leader del gruppo Abu Roban, responsabile dei traffici di armi col sud delle Filippine.

Altri dettagli emergono anche dall'attentato di inizio maggio contro l'ambasciata birmana a Jakarta, in risposta alle violenze contro i musulmani Rohingya in Myanmar. Sembra che i terroristi avessero a disposizione un esplosivo (esammina) ben più potente di quelli usati sino ad oggi; la scoperta è avvenuta durante un blitz contro una cellula estremista, guidata dal leader islamico Sigid Indrajit.

Nell'ultimo anno la città portuale di Poso è stato teatro di episodi di violenza a sfondo confessionale: fra questi vi sono attacchi contro edifici cristiani, tra cui luoghi di culto, e l'omicidio in circostanze misteriose di due appartenenti alle forze dell'ordine. I poliziotti stavano indagando su un attentato avvenuto di recente, ai danni di un esponente di primo piano della comunità cristiana. I loro cadaveri sono stati ritrovati a distanza di otto giorni, ai margini di una strada poco distante un centro di addestramento di un gruppo legato al fondamentalismo islamico.

Dal 1997 al 2001 l'isola di Sulawesi e le vicine Molucche sono state teatro di un conflitto sanguinoso fra cristiani e musulmani. Migliaia le vittime delle violenze; centinaia le chiese e le moschee distrutte; migliaia le case rase al suolo; quasi mezzo milione i profughi, di cui 25mila nella sola Poso. Il 20 dicembre 2001 è stata sottoscritta una tregua fra i due fronti - nella zona cristiani e musulmani si equivalgono - firmata a Malino, nelle Sulawesi del Sud, attraverso un piano di pace favorito dal governo. Tuttavia, la tregua non ha fermato episodi sporadici di terrore che hanno colpito pure vittime innocenti; fra i vari casi ha sollevato scalpore e indignazione in tutto il mondo la decapitazione di tre ragazzine mentre si recavano a scuola, per mano di estremisti islamici nell'ottobre 2005 (cfr. AsiaNews 29/10/2005 Indonesia: 3 studentesse cristiane decapitate). 

 

 

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