Phnom Penh, manifestazioni contro gli espropri forzati: arresti e feriti
Un gruppo di residenti dell’area attorno al lago Boeung Kak, interessato da un progetto di sviluppo urbanistico, ha dimostrato davanti al comune e all’ambasciata francese. Essi chiedono compensi e l’assegnazione di terreni alternativi, secondo quanto stabilito da un decreto del premier. La scorsa settimana una donna si è suicidata per disperazione.
Phnom Penh (AsiaNews/Agenzie) – È di quattro arresti e sei persone ferite il bilancio degli scontri fra forze dell’ordine e abitanti di un quartiere centrale di Phnom Penh, i cui terreni e le case sono stati confiscati per consentire la costruzione di un complesso residenziale di lusso. L’area al centro della contesa si trova nei pressi del lago Boeung Kak, zona interessata – come gran parte della capitale cambogiana – da un intenso sviluppo economico e commerciale. Il progetto è affidato a una impresa di costruzioni sino-cambogiana, che ha già iniziato l’opera di demolizione delle abitazioni.
I manifestanti, una cinquantina in tutto, sono scesi in piazza per chiedere l’aiuto dei funzionari locali, dopo che lo scorso fine settimana un gruppo di tecnici ha iniziato i rilevamenti nell’area interessata dal futuro cantiere. In mattinata la protesta si è concentrata all’esterno del comune, mentre nel pomeriggio si è formato un nuovo capannello nei pressi dell’ambasciata di Francia.
Al momento non si conosce la località in cui sono state rinchiuse le persone in stato di fermo. Prima dell’arresto una manifestante di nome Kong Chantha, 55 anni, ha urlato di essere pronta “a morire” se le autorità non garantiranno “una soluzione adeguata per gli abitanti di Boeung Kak”. Nei giorni scorsi la donna aveva chiesto che venisse rispettata una direttiva dell’agosto scorso del premier Hin Sen, secondo cui l’impresa Shukaku Inc. e le autorità locali dovevano garantire piccoli lotti per la costruzione di nuove abitazioni in un’area stabilità dal governo.
In base al decreto promulgato dal Primo ministro, alle 794 famiglie sottoposte a esproprio forzato andavano assegnati 12,44 ettari di terreno per la ricostruzione delle case. Tuttavia, secondo i funzionari locali, le famiglie non possiedono alcun diritto di proprietà sulla terra e rifiutano di concedere loro le autorizzazioni necessarie.
La tensione fra abitanti e autorità continua a montare, assieme alla rabbia e alla disperazione della gente. La scorsa settimana una donna si è suicidata perché privata della propria casa. Chea Dara, 30 anni, sposata e madre di due bambini, si è lanciata da un ponte dopo aver ricevuto la conferma di sfratto esecutivo da parte delle autorità.
I manifestanti, una cinquantina in tutto, sono scesi in piazza per chiedere l’aiuto dei funzionari locali, dopo che lo scorso fine settimana un gruppo di tecnici ha iniziato i rilevamenti nell’area interessata dal futuro cantiere. In mattinata la protesta si è concentrata all’esterno del comune, mentre nel pomeriggio si è formato un nuovo capannello nei pressi dell’ambasciata di Francia.
Al momento non si conosce la località in cui sono state rinchiuse le persone in stato di fermo. Prima dell’arresto una manifestante di nome Kong Chantha, 55 anni, ha urlato di essere pronta “a morire” se le autorità non garantiranno “una soluzione adeguata per gli abitanti di Boeung Kak”. Nei giorni scorsi la donna aveva chiesto che venisse rispettata una direttiva dell’agosto scorso del premier Hin Sen, secondo cui l’impresa Shukaku Inc. e le autorità locali dovevano garantire piccoli lotti per la costruzione di nuove abitazioni in un’area stabilità dal governo.
In base al decreto promulgato dal Primo ministro, alle 794 famiglie sottoposte a esproprio forzato andavano assegnati 12,44 ettari di terreno per la ricostruzione delle case. Tuttavia, secondo i funzionari locali, le famiglie non possiedono alcun diritto di proprietà sulla terra e rifiutano di concedere loro le autorizzazioni necessarie.
La tensione fra abitanti e autorità continua a montare, assieme alla rabbia e alla disperazione della gente. La scorsa settimana una donna si è suicidata perché privata della propria casa. Chea Dara, 30 anni, sposata e madre di due bambini, si è lanciata da un ponte dopo aver ricevuto la conferma di sfratto esecutivo da parte delle autorità.
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