Pechino torna alla pianificazione sovietica per salvare il Partito
Pechino (AsiaNews) - La strategia cinese “One Belt, One Road” (Obor) - che comprende la Silk Road Economic Belt (Sreb) e la riedizione del 21mo secolo della Maritime Silk Road (Msr) - ha suscitato grande interesse a livello mondiale per le implicazioni geopolitiche di quella che è considerata una delle più ambiziose iniziative del presidente cinese Xi Jinping. Non solo, la strategia Obor ha un’enorme rilevanza per la direzione futura dell’economia, in particolare per il parziale ritorno della pianificazione centrale e per la promozione del ruolo cruciale del conglomerato di imprese di proprietà dello Stato (Soe).
Inoltre il megaprogetto intercontinentale testimonia un cambiamento ancora più grande avvenuto nell’elite politica cinese. Il potere è concentrato sempre di più nelle mani di Xi, Segretario generale del Partito comunista cinese (Ccp), come anche nei suoi sodali e consiglieri dell’apparato del Partito-Stato. Per di più, il premier Li Keqiang e i suoi ministri semi-liberali nel Consiglio di Stato, o governo centrale, sono estromessi sempre di più.
Se da una parte la Silk Road Economic Belt e la Maritime Silk Road confermeranno la proiezione di potenza globale della Cina, lo schema basato sulle infrastrutture calza a pennello con l’idea del presidente Xi di insistere su uno sviluppo economico di “alto profilo”. Xi ha ripetuto che il Pcc deve avere uno stretto controllo sull’economia se vuole rimanere il “partito al governo in eterno” nel Paese.
L’“aggiustamento macro-economico e il controllo” dell’economia - chiamato così in modo eufemistico dai funzionari - è aumentato fin da quando Xi ha assunto il potere al 18mo Congresso del Pcc nel novembre 2012. Nonostante l’allontanamento di decine di manager di alto livello delle imprese statali - accusati di corruzione e reati economici - Xi ha ripetuto, nei documenti del Partito e in discorsi pubblici, che Pechino deve “rafforzare in modo incessante la vitalità, il controllo e l’influenza dell’economia controllata dallo Stato” [Xinhua, 2 dicembre 2014; People’s Daily, 16 novembre 2013].
La strategia Obor è una delizia per un pianificatore economico. Mentre sono in corso negoziati con gli Stati dell’Asia centrale e del Caucaso, che riguardano la traiettoria della Sreb - e con vari Paesi per la Msr, dall’Indonesia alla Malaysia al Pakistan alle Maldive - Pechino sta sviluppando strategie per le imprese collegate alla Obor da intraprendere in almeno 18 province e con dozzine di gigantesche Soe [Sl.China.com.cn, 14 marzo; Finance.Eastmoney.com, 29 maggio 2014].
Il megaprogetto Obor - che secondo i media ufficiali cinesi inizialmente contribuirà alla crescita del Pil per almeno lo 0,25% - ha offerto delle opportunità di commercio molto vantaggiose a più di dieci aziende statali che si occupano di infrastrutture [Bejing Morning Post, 25 marzo]. Un esempio è dato dalla China State Construction Engineering Corporation Limited (Cscec), un’agenzia immobiliare multinazionale e conglomerato di ingegneria civile, che negli ultimi 30 anni ha completato circa 6mila progetti in 116 Paesi [Finance Sector Net, 4 maggio; CSCEC website]. Un altro beneficiario, la mastodontica China Communications Construction Company Limited (Ccccl), ha una grande esperienza nella costruzione di ponti, autostrade, porti commerciali in quattro continenti. Ha avuto un grande successo anche la China CAMC Engineering Co., Ltd. (Camce), una delle imprese ingegneristiche di appalto di costruzioni più grandi al mondo. Questa ha lavorato con i governi e le maggiori aziende in Russia, Africa ed Europa dell’est, tra gli altri [Economic Daily, 6 maggio; Finance Sector Net, 7 aprile]. Il valore delle azioni di queste e altre società del settore edilizio e ingegneristico è cresciuto in modo esagerato in primavera [Southmoney.com,16 aprile; Ta Kung Pao, 24 marzo].
Tra le aziende private che hanno tratto profitto dagli enormi accordi infrastrutturali collegati alla Obor spicca il gruppo SANY [CS.com.cn, April 23; Eastmoney.com, 26 dicembre 2014]. SANY è l’impresa di costruzioni e di materiali per l’industria pesante più grande della Cina. È stata fondata da un multi-milionario, il carismatico Liang Wen’gen. Questa multinazionale di altissimo livello, conosciuta per la sua capacità di innovazione, ha stretti legami con il Pcc. Liang, fedele membro del Partito, era stato proposto come candidato al Comitato centrale nel periodo precedente il 18mo Congresso del Pcc. Anche se non è riuscito a entrare nel consiglio governativo, i legami personali di Liang con l’elite del Partito sono forti [BBC Chinese Service, 3 ottobre 2012; Rednet, 24 agosto 2012].
Due giganti privati delle telecomunicazioni puntano a vincere grandi contratti con la nuova “Via della Seta”. Sono Huawei - la più grande fabbrica di apparecchi per la tecnologia informatica esistente al mondo - e ZTE, entrambe multinazionali con ottimi legami con l’apparato del Partito-Stato [Ta Kung Pao, 4 aprile; Shanghai Securities News, 12 febbraio].
L’iniziativa “One Belt, One Road” consente anche a Pechino di rafforzare il controllo nelle sue regioni interne. Finora 20 fra province e grandi municipalità hanno ottenuto l’approvazione del governo per la “partecipazione ufficiale” alla strategia internazionale. L’amministrazione di Xi possiede un’arma effettiva nel tenere a freno le forze centrifughe, dal momento che le compagnie di livello provinciale devono richiedere prestiti gestiti dalle sedi centrali del Partito-Stato - come il Fondo Silk Road Infrastructure del valore di 40 milioni di dollari, creato di recente [Financial Times, 15 aprile; South China Morning Post, 17 febbraio; 21st Century Business Herald, 29 maggio 2014].
Allo stesso tempo, il probabile successo delle compagnie cinesi nel definire con precisione accordi su costruzioni, trasporti e progetti su entrambe le “Vie della seta” dovrebbe consentire a Pechino di ridurre la capacità di produzione in eccesso in settori come l’edilizia abitativa e le ferrovie ad alta velocità. Nonostante la reputazione riconosciuta a livello mondiale dei treni ad alta velocità della Cina, la China North Railways Corporation e la China South Railways Corporation Limited possedute dallo Stato - che hanno il controllo monopolistico dello sviluppo ferroviario e stanno per fondersi - hanno accumulato debiti per circa 3mila miliardi di renminbi (484 milioni di dollari). I due giganti, che usufruiscono di notevoli sussidi da parte del tesoro centrale, dovrebbero vincere contratti nei nuovi mercati dell’Asia centrale, Europa dell’est e Africa, grazie al dispiegamento della mega-strategia della Obor [China.com.cn, April 1; New York Times, 23 settembre 2013].
L’incontro del Politburo del 30 aprile testimonia la nuova enfasi posta dall’amministrazione Xi sul metodo ben testato di usare gli investimenti - e la pianificazione statale - per mantenere elevati livelli di crescita del Pil. In quell’occasione si è discusso di economia. La seduta, presieduta dal presidente Xi, ha posto l’accento sul fatto che bisogna stimolare l’azione del governo per difendersi da seri “andamenti al ribasso” nello sviluppo economico. Una dichiarazione rilasciata al termine del conclave di altissimo livello ha riaffermato che il governo “deve sviluppare il ruolo cruciale degli investimenti per incoraggiare l’economia e assicurare la scelta di buoni progetti d’investimento”. Alcuni analisti dei media ufficiali hanno notato “un cambio di attenzione dalla riorganizzazione economica alla stabilizzazione della crescita”. Essi hanno aggiunto che “la scelta migliore per stabilizzare l’economia è promuovere gli investimenti” [People’s Daily, 3 maggio; South China Morning Post, 1 maggio].
In un apparente tentativo di placare le polemiche secondo cui il Politburo stava ponendo le riforme di mercato in secondo piano, l’incontro ha sottolineato il principio dei cosiddetti “tre non-cambiamenti”. Questo si riferisce al fatto che Pechino non cambierà la sua politica in tre settori chiave: la riforma delle imprese di proprietà dello Stato (Soe), la protezione delle attività e degli interessi delle imprese private e la conferma di una politica della porta-aperta, molto accogliente nei confronti dei capitali esteri.
Comunque la leadership del Partito-Stato ha preso tempo sulla promessa fatta in occasione del terzo Plenum del Comitato centrale a fine 2013. La promessa prevedeva maggiori opportunità per le imprese private e straniere. Per esempio, solo quattro Zone di libero scambio - stabilite in piccoli conclave a Shanghai, Tianjin, Guangdong e Fujian - sono state aperte. In queste si prevede che le multinazionali possano avere accesso a settori riservati in precedenza alle imprese cinesi [Xinhua, 20 aprile; The Diplomat, 20 settembre 2014]. Al contrario gli amministratori regionali sono molto desiderosi di ottenere la benedizione di Pechino per prendere parte a progetti collegati alla nuova Via della Seta.
E ancora, l’immagine migliore dell’adozione di una politica economica più conservatrice da parte della leadership di Xi è l’emarginazione del premier Li Keqiang. Li, l’unico che parla un inglese fluente all’interno del Politburo, è uno strenuo sostenitore delle riforme di mercato. Il concetto di “Likonomia” - apparso per pochi mesi sui media ufficiali nel 2013 - significa “lasciare che il mercato faccia quello che sa fare meglio” [Gov.cn, 15 luglio 2014; Finance.qq.com, 28 novembre 2013].
L’influenza di Li sul processo decisionale della politica è circoscritta, dato che egli deve sottomettersi al volere del leader supremo Xi. Xi, il titano della “Quinta Generazione”, presiede i due organi economici più potenti all’apice del partito: il Central Leading Group on Finance and Economics (Clgfe) - di lunga data - e il Central Leading Group on Comprehensively Deepening Reforms (Clgcdr), fondato due anni fa. I premier precedenti, compresi Zhu Rongji e Wen Jiabao, di solito presiedevano il Clgfe - e avevano la massima responsabilità nelle questioni economiche [vedi China Brief, 3 luglio 2014].
L’iniziativa Obor ha anche confermato che Zhang Gaoli, vice-premier esecutivo e membro di settimo livello dello Comitato Permanente del Politburo, esercita molto più potere rispetto al suo presunto capo, il premier Li. Zhang presiede il Central Leading Group on the Construction of the One Belt One Road (Clgobor), istituito di recente (Xinhua, 6 aprile; Securities News, 2 febbraio]. E per quanto riguarda la divisione del lavoro all’interno del gabinetto del governo centrale, Zhang comanda le unità ministeriali più importanti, incluse la Commissione di riforma per lo sviluppo nazionale e il ministero delle Finanze [Ming Pao, 24 aprile; China.com.cn, 22 marzo].
Xi può contare su un grande numero di aiutanti fedeli ed esperti di think tank che lo consigliano sui diversi aspetti dell’economia. La maggior parte di essi occupa rilevanti posizioni all’interno dei gruppi decisionali ai più alti livelli della gerarchia del Partito comunista cinese. Nei più alti ranghi di questa elite vi è Wang Huning, membro del Politburo e direttore del Central Committee Policy Research Office. Egli ha raddoppiato i suoi incarichi, essendo anche direttore dell’Ufficio generale del Clgcdr e vice-presidente del Clgobor. Anche se Wang (nato nel 1955) non ha una formazione economica, egli è stato il principale consigliere di tre ministri generali, soprattutto nell’ambito dei grandi piani [Southern Metropolitan Weekly, 26 novembre 2013; Inewsweek.cn, 27 giugno 2013].
Xi inoltre può contare sul personale anziano dell’Ufficio generale del Clgfe, considerato a volte il centro nevralgico delle decisioni economiche nazionali. Il direttore Liu He (nato nel 1952) - un economista che ha studiato ad Harvard e che ha conosciuto Xi quando entrambi frequentavano il liceo “101” a Pechino -spesso accompagna Xi nei viaggi in provincia. Il vice-direttore Shu Guozeng (del 1956) è stato vice-direttore generale dell’Ufficio generale del Comitato del Pcc di Zhejiang nello stesso periodo in cui Xi era Segretario del Partito della provincia costiera, dal 2002 al 2007 [China Securities Net, 3 dicembre 2014; People’s Daily, 3 dicembre 2014]. Tra gli altri esperti su cui Xi può contare come consiglieri vi sono Justin Lin, ex capo economista della Banca Mondiale, Cai Fang e Li Yang, vice-direttori dell’Accademia cinese delle Scienze sociali (Cass), e Wang Zhan, presidente della filiale di Shanghai della Cass [Phoenix TV, 9 luglio 2014; First Financial News, 29 agosto 2014].
Almeno in teoria, il fatto che Xi stia usando la sua autorità come capo indiscusso della Cina per promuovere mega-progetti, come la strategia “One Belt, One Road”, potrebbe accelerare il processo decisionale e ridurre il ritardo burocratico degli amministratori locali o delle conglomerate Soe. La predilezione del leader del Partito e dello Stato nei confronti di progetti di alto livello e di uno stretto controllo del Pcc sulle attività economiche, potrebbe reprimere le iniziative provenienti dal settore privato, considerate più efficienti e con tecnologie più avanzate rispetto all’economia di proprietà statale.
Cosa ancora più significativa è che negli ultimi dieci anni le autorità del Partito-Stato hanno provato a ristrutturare l’economia minimizzando il ruolo degli investimenti statali nelle infrastrutture e nei settori collegati - e prediligendo invece i settori che andavano dalla spesa dei consumatori all’innovazione delle industrie e dei servizi. L’apparente ossessione della leadership di Xi per i mega-progetti di stampo sovietico sembra presagire prospettive negative per la riforma e la ristrutturazione dell’economia a lungo termine.
(Per gentile concessione della Jamestown Foundation. Traduzione a cura di AsiaNews)
31/01/2020 10:29
20/11/2017 15:30