Pechino manda i pattugliatori alle Diaoyu/Senkaku
Pechino (AsiaNews/Agenzie) - Un nuovo capitolo nella lotta per le sovranità delle isole Diaoyu riporta la tensione nel Mar Cinese meridionale: due pattugliatori della Sorveglianza marina cinese (Cms) hanno raggiunto le acque delle isole, che il Giappone chiama Senkaku, per "garantire la vera legittimità di appartenenza".
Secondo la Xinhua, agenzia di stampa del regime cinese, "la mossa vuole confermare la sovranità cinese sulle isole", amministrate da Tokyo e rivendicate da Pechino e Taiwan. Il servizio di sorveglianza, secondo l'agenzia, "ha realizzato un piano di azione per la salvaguardia della sovranità e agirà a seconda dello sviluppo della situazione".
La decisione è stata confermata dai massimi vertici del Paese. Secondo il primo ministro Wen Jibao "le isole sono parte integrante del nostro territorio, e la nostra nazione non cederà mai neanche un millimetro della propria terra". Nello stesso tempo, però, il governo giapponese ha firmato il contratto d'acquisto con la famiglia Kurihara di tre delle cinque isole maggiori dell'arcipelago.
L'operazione, al corrispettivo di 2,05 miliardi di yen (20,5 milioni di euro), è stata portata a termine malgrado Pechino avesse messo in guardia il Giappone contro un atto "illegale" e minacciato "misure necessarie", la prima delle quali è l'invio dei due pattugliatori.
Non è chiaro il valore dell'arcipelago. Si pensa che esso abbia anzitutto un valore strategico, trovandosi sulla rotta delle più importanti vie marittime; altri affermano che oltre alle acque ricche di pesca, nel sottofondo marino vi siano sterminati giacimenti di gas. Nel 2008, come gesto di distensione, i due governi hanno firmato un accordo per lo sfruttamento e la ricerca congiunti nell'arcipelago, che tuttavia è rimasto lettera morta.
Dopo l'arrivo dei pattugliatori, il capo del Gabinetto nipponico Osamu Fujimura ha cercato di trovare una soluzione diplomatica: "È importante evitare malintesi ed emergenze impreviste se vi è una situazione che alimenta sentimenti nazionalisti in entrambi i Paesi".