Parla un musulmano convertito a Cristo
Roma (AsiaNews) - Nei giorni scorsi il sito di Notre Dame de Kabylie ha diffuso un video in cui un ex musulmano, Mohammed Christophe Bilek, racconta la sua conversione al cristianesimo. Il video è tratto dalla trasmissione "Dieu merci (Grazie a Dio)", sul tema della "Persecuzione dei cristiani", per la catena televisiva Direct 8.
Mohammed Christophe Bilek è nato in Algeria nel 1950 e vive in Francia dal 1961. È l'autore di due libri, "Un algerino non troppo cattolico" (1999, Cerf) e "Sant'Agostino raccontato a mia figlia". Dagli anni '90 egli è anche il responsabile del sito Notre Dame de Kabylie, per l'evangelizzazione dei musulmani e il dialogo islamo-cristiano.
Il video mette in luce il rischio per i musulmani convertiti di essere accusati di apostasia e perdere la vita, ma nonostante ciò l'intervistato ribatte l'importanza del battesimo, dell'incontro con Gesù Cristo e dell'appartenere alla Chiesa.
La testimonianza di Mohammed Christophe cozza contro le considerazioni di sacerdoti e vescovi dei Paesi a maggioranza islamici che, per timore di conseguenze sui convertiti e sulle comunità, preferiscono rallentare o addirittura escludere il battesimo per i musulmani che vogliono convertirsi.
Proibito battezzare?
Settimane fa, il vescovo di un Paese del Medio oriente arabo mi raccontava che una delle sue comunità è stata minacciata di chiusura da parte della polizia solo perché i fedeli stavano pubblicizzando un incontro di confronto e dialogo fra cristiani e musulmani. La polizia temeva che questo fosse il primo passo verso il cosiddetto "proselitismo" e "l'apostasia". "Se questa è la reazione a un incontro sul dialogo - concludeva il vescovo con amarezza - figuriamoci quale sarebbe per una conversione!".
A causa di ciò, e per salvare almeno la libertà di culto che si garantisce in quel Paese, il vescovo frena ogni conversione e battesimo.
La situazione è ancora più netta in Marocco - e fino a poco tempo fa in Algeria - dove le diocesi danno chiare indicazioni a non battezzare alcun musulmano che voglia convertirsi al cattolicesimo. Il motivo è che "le leggi del Paese lo proibiscono".
P. Samir Khalil racconta che alcuni anni fa ha incontrato un musulmano che da 13 anni (!) chiedeva di essere battezzato e ciò gli veniva di continuo rifiutato. I sacerdoti spiegavano che il suo battesimo avrebbe portato enormi difficoltà a lui - che per evitare la morte per apostasia avrebbe dovuto emigrare - e al prete che gli avrebbe amministrato il battesimo. Intanto, il povero musulmano si era studiato da solo i vangeli e il catechismo, praticando una vita di preghiera.
Anche in Egitto si tende a frenare le conversioni e a non battezzare, sebbene alcuni sacerdoti mi abbiano confidato di aver amministrato qualche battesimo in segreto. Interrogato da AsiaNews, un religioso da decenni in Egitto ha risposto che voler battezzare a tutti i costi è "contro il Concilio Vaticano II perché il Concilio ha sottolineato la salvezza dei non cristiani anche al di fuori della Chiesa". La conclusione sembra essere: non c'è bisogno di battezzare; ognuno si salva nella condizione in cui è.
Non vale la pena aprire qui un dibattito teologico sulla fede in Cristo e la salvezza dei non cristiani. Del resto, mi sembra che la Dominus Jesus e il documento della Dottrina della fede sul "proselitismo" ribadiscono l'importanza di un'appartenenza anche "sociale", visibile al Cristo e alla Chiesa.
Mi importa sottolineare il fatto che essere battezzato è qualcosa che cambia la vita e la percezione della vita del convertito; il cambiamento avviene ora, nella storia, e non nel futuro di una vita "eterna" dopo la morte. Per questo, offrire il battesimo a chi lo chiede non è una questione di superficie, ma un dono di vita e di speranza già oggi. Non è dunque uguale a zero il bilancio fra essere e non essere battezzati.
Il Dio "solare" dei cristiani; quello "lunare" del Corano
La fede cambia il presente in modo profondo e significativo. In un'altra testimonianza riportata su Notre Dame de Kabylie, Mohammed Christophe, spiegando la sua conversione, sottolinea la sua nuova comprensione di Dio.
Il convertito si chiede: "Se il Dio del Corano è lo stesso di quello dei cristiani, perché io, Mohammed, sono divenuto Christophe?" E la risposta è "Avendo vissuto nell'islam, avendo praticato i suoi precetti, circondato da persone ancora oggi musulmane (la mia famiglia si definisce musulmana), io non cesso di essere abbagliato dalla scoperta del Vangelo. La luce che da esso emana può suggerire un paragone, che però suppone una premessa: chi vuol discutere del Dio dell'islam deve riferirsi al Corano. Ed ecco: se si rimpiazza la parola 'Dio' con quella di 'luce', quella del Corano è una luce lunare, quella del vangelo è una luce solare....
In effetti che Dio sia unico, creatore, o qualunque altro nome gli si attribuisca, si può ammetterlo. Ma se ci si ferma a questo postulato, non è necessario abbandonare l'islam per divenire cristiano. Ma Gesù è venuto per rivelare agli ebrei e poi a tutti gli uomini che 'Dio è vostro Padre; Dio vi ama e vi vuole con Lui per donarvi la Sua vita!'. A questo punto io non esito nemmeno un istante: accetto quest'offerta non una sola volta, ma anche due! Del resto io so che [l'offerta] che mi fa il Corano è di meritare forse (perché non c'è garanzia) un paradiso carnale e materialista (s.38, 50-52), tanto da farmi pensare più a una pubblicità di qualche luogo di vacanza e di ozio, sotto il sole dei tropici, ma non mi dà alcuna certezza di 'conoscere' il mio Dio e Signore!".
Mohammed Christophe fa poi un paragone fra la figura di Cristo e quella di Maometto: "E che dire del volto di Cristo e quello di Maometto? Basteranno due citazioni: Gesù (in Giov. 10,11) dice: ' Io sono il buon pastore; il buon pastore dà la vita per le sue pecore'. Maometto (in s.33,47): O profeta! Ti è lecito sposare tutte le donne che hanno la dote; tutte le prigioniere che Dio ha messo nelle tue mani!'. Siamo seri: una cosa è dire ' Vi è un solo Dio per tutti'; altra cosa è dire che Egli si interessa a me, verme insignificante, fino a volermi 'divinizzare' in Gesù.... Questa è la rivelazione che mi ha chiamato!".
Gesù, la libertà dell'uomo senza "sottomissione"
Mohammed Christophe si sofferma poi sulle questioni dell'apostasia e sul seguire Cristo fino al rischio della morte:
"[Cristo domanda:] Sei pronto a seguirmi e a lasciare tutto per me? Quando si è ben compreso ciò che Gesù richiede per amore, si misurano tutte le difficoltà per rispondere a Lui in modo affermativo. E una cosa è dirgli 'sì' con le labbra; altra cosa è lasciare tutto per Lui. A noi che veniamo dall'islam ciò ha per conseguenza di rompere con il proprio passato, la propria famiglia e comunità, le proprie certezze morali o spirituali.
Lo so, è molto più semplice rimanere musulmani. Non prendendo alcuna posizione (Beh, in fondo abbiamo lo stesso Dio), le scuse sono numerose e facili per non operare questo abbandono, accettare questa trasformazione, morire a se stesso e seguire Gesù, [in] una conversione esigente che si compie solo con il suo aiuto. È il passo che il giovane ricco del Vangelo non ha voluto fare, perché almeno all'inizio, occorre il proprio libero consenso: Gesù non mi impone di 'sottomettermi'[islam], ma di amarlo in tutta libertà. Ed ecco ancora una grande differenza: Dio ci crea liberi o schiavi? A seconda della nostra risposta, Dio non diviene più lo stesso: in un caso io incorro nella punizione riservata agli apostati o agli empi; nell'altro io sono il figliol prodigo atteso dal padre, che chiama tutti i servitori non appena mi vede all'orizzonte. Lasciare l'islam è pericoloso, lo si fa a rischio della vita. E allora, cari fratelli e sorelle dell'occidente, accogliete e sostenete quelli che lo fanno....
Insisto: io non parlo del Dio dei musulmani, ma del Dio del Corano. I musulmani sono miei fratelli e forse domani saranno miei fratelli e sorelle in Cristo. E dagli anni '90 questa non è solo una speranza, ma una realtà che mi fa gioire e lodare il Signore: Alleluia! Gesù è venuto per salvare tutti gli uomini, anche i musulmani!".