Oltre 150 mila alla veglia per la democrazia per ricordare le vittime di Tiananmen
di Eugenia Zhang
Fra di loro presenti anche molti cinesi provenienti dalla Cina apposta per partecipare al ricordo dei morti per la democrazia. Lee Cheuk-yan mette in guardia Hong Kong e Macao sulla democrazia, che rischia di dissolversi davanti al potere del Partito comunista di Pechino. Giustizia e pace di Hong Kong presente alla veglia. Educare i giovani a conoscere la storia della Cina, anche quella dei martiri per la democrazia.
Hong Kong (AsiaNews) – Più di 150 mila persone hanno preso parte alla veglia del Victoria Park lo scorso 4 giugno sera, per ricordare le vittime del movimento democratico dell’89 in piazza Tiananmen. Fra gli intervenuti vi erano anche molte persone giunte dalla Cina, dove è impossibile ricordare pubblicamente l’evento. Tutti domandano che vi sia la riabilitazione delle vittime, che il Partito comunista cinese continua a bollare come “contro-rivoluzionari”.
A Macao almeno 500 persone si sono radunate nella piazza centrale della città, davanti alla chiesa per commemorare il 22mo anniversario del massacro.
Al Victoria Park, i partecipanti hanno osservato un minuto di silenzio per le vittime dell’89, ma hanno anche domandato al governo cinese di liberare i dissidenti democratici e gli attivisti per i diritti umani arrestati in questi mesi. Fra essi vi è il premio Nobel Liu Xiaobo, l’avvoato Gao Zhisheng e l’artista Ai Weiwei.
A nome di tutti, Lee Cheuk-yan, presidente dell’Alleanza di Hong Kong a sostegno dei movimenti democratici in Cina, ha letto la dichiarazione finale: “Sotto la dittatura del Partito unico, non possiamo rimanere tranquilli nell’illusione del principio ‘una nazione-due sistemi’”[1].
“La Cina – ha detto Lee – non ha libertà, né democrazia [e per questo] a Hong Kong è difficile avere un reale suffragio universale e la sua libertà sarà minacciata. Sotto gli ordini del governo centrale cinese, il governo di Hong Kong ora lancia “l’educazione nazionale”, per costringere le nuove generazioni ad accettare il Partito, invece della nazione. Il futuro potrebbe dirigersi verso una lotta fra memoria e dimenticanza, verità e vuotezza, autoritarismo e grido per la democrazia. L’Alleanza sarà sempre in prima linea e combatterà per questo fino alla fine”.
Come capo dell’Alleanza, Lee è succeduto a Szeto Wah, morto lo scorso 2 gennaio 2011. Entrambi sono cristiani protestanti. Al raduno sono state esposte foto di Szeto, considerato un grande combattente per la democrazia in Cina.
La grande veglia si è arricchita di un video-messaggio di Wang Dan, uno dei leader storici del movimento democratico degli studenti nell’89 (ora in esilio dalla Cina e da Hong Kong). Wang Dan ha detto che la repressione verso la democrazia da parte dell’attuale governo cinese è ancora più aspra e la corruzione ancora più seria, divenuta ormai un meccanismo usuale nella società.
Ding Zilin, fondatrice del gruppo Madri di Tiananmen, che raccoglie i familiari delle vittime, ha inviato un intervento registrato. In esso ella afferma che il governo cinesi fin dall’89 è rimasto rigido e irrazionale, mettendo da parte tutto ciò che è giustizia, coscienza, legge, onestà, e perfino moralità.
Fra i partecipanti vi erano anche molti venuti apposta dalla Cina. Uno di lor, Chen, ha detto ad AsiaNews. “In Cina non possiamo esprimere il nostro cordiglio per coloro che hanno sacrificato la vita per il movimento democratico. Sono felie di essere qui ad Hong Kong e poter manifestare il mio lutto per i morti e la mia richiesta di democrazia. Spero che in futuro ci sarà più democrazia e libertà anche in Cina”.
Alcuni dei presenti avevano appuntato sui loro vestiti alcuni fiori di gelsomino, a sostegno simbolico della “rivoluzione dei gelsomini” in Cina. Pechino ha arrestato decine di attivisti negli ultimi mesi, per prevenire una possibile “rivoluzione pacifica, simile a quella in corso nel Medio oriente e in Nordafrica.
Molti genitori hanno portato alla vegli anche i loro figli, dichiarando che essi vogliono che i più giovani conoscano la verità sulla storia della Cina, soprattutto quest’anno, nel centenario della rivoluzione del 1911, che ha fatto cadere l’impero cinese aprendo il Paese alle richieste di democrazia e modernità.
Prima della veglia, le organizzazioni cattoliche “a sostegno dei movimenti patriottici e democratici in Cina” hanno tenuto un incontro di preghiera e alcune attività culturali nel Victoria Park, pregando per le vittime di Tiananmen e per una maggiore democrazia e libertà. Lina Chan, segretaria esecutiva di Giustizia e pace, ha detto ad AsiaNews che a tutt’oggi si può vedere che i cinesi hanno molto a cuore i diritti umani, proprio mentre la Cina diviene sempre più prospera dal punto di vista economico. “Tutto ciò – ha dichiarato – è un conforto nel ricordo di coloro che hanno sacrificato la vita nel movimento del 4 giugno”.
In Cina, una giovane cattolica del Sichuan ha dichiarato ad AsiaNews che è riuscita a conoscere molte cose sui fatti del 4 giugno attraverso i siti internet stranieri. Quest’anno anche lei ha voluto ricordare le vittime del massacro, almeno in privato. Anche in Sichuan, specie a Chengdu, e in altre parti della Cina, la polizia ha vigilato le piazze perché non ci fossero manifestazioni o segnali a ricordo del 4 giugno.
[1] Il principio vale per Hong Kong e Macao che dal 1997 e dal 1999 rispettivamente, sono gestiti secondo questo criterio, che dà “un alto grado di autonomia” ai due territori dal punto di vista economico, ma rimangono sottomessi a Pechino nella politica estera.
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