29/05/2009, 00.00
PALESTINA - ISRAELE
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Obama- Abbas: Due Stati e uno stop alle colonie israeliane

Ancora frizioni fra Usa e Israele sulle colonie. Obama sostiene la soluzione dei due Stati, ma è generico sull’attuazione. Abbas ripropone il piano arabo e la road map. La prossima settimana Obama sarà in Arabia saudita ed Egitto.

Washington (AsiaNews/Agenzie) – Il presidente Usa Barack Obama ha detto di aver fiducia che Israele riconoscerà che la soluzione dei due Stati per due popoli è nel miglior interesse per gli israeliani e i palestinesi, anche se è stato generico nel fissare delle prospettive di tempo. Incontrando il presidente dell’Autorità palestinese Mahmoud Abbas, egli ha di nuovo sottolineato che Israele deve fermare lo sviluppo e la nascita di nuove colonie nei Territori occupati. Obama ha domandato ad Abbas di impegnarsi a fermare le violenze contro Israele.

I “due Stati” e il blocco degli insediamenti nella West Bank sono due punti in cui gli Usa non concordano con Israele e il suo governo. Dieci giorni prima, il 18 maggio, Obama ha incontrato Benjamin Netanyahu, ma non si sono trovati d’accordo su questi due elementi. Nei giorni scorsi Hillary Clinton ha ribadito l’urgenza di fermare tutte le colonie ebraiche nella Cisgiordania, come pure il loro “accrescimento naturale”, ma il portavoce del governo, Mark Regev ha risposto che la crescita naturale” degli insediamenti andrà avanti.

Per l’Autorità palestinese, l’allargamento degli insediamenti nella West Bank toglie sempre più spazio (anche fisico) allo stabilirsi di uno Stato palestinese. Secondo l’organizzazione israeliana Peace Now (Pace adesso) vi sono almeno 121 colonie riconosciute da Israele nei Territori occupati; in più, esistono 102 “avamposti” non riconosciuti da Tel Aviv, ma che aspettano prima o poi il riconoscimento. Dal 2001, la popolazione in queste colonie è cresciuta del 5-6% all’anno.

Alla conferenza stampa con i giornalisti, Obama ha detto di essere un “forte sostenitore della soluzione dei due Stati”, ma ha voluto evitare di dire i tempi dell’attuazione, giudicando “astratta” una qualunque agenda. Alla richiesta di cosa faranno gli Usa se Israele si rifiuta di aderire a queste proposte, Obama ha detto che “è meglio pensare al positivo”.

Da parte sua, Abbas ha presentato al presidente Usa documenti riguardo l’urgenza di riprendere il cammino di pace. Tali documenti si basano sulla cosiddetta road map del 2003 (sostenuta da Usa, Unione europea, Russia e Onu) e sul piano di pace di Arabia saudita e Lega araba del 2002. Tale piano prevede una normalizzazione dei rapporti fra tutti i Paesi arabi ed Israele in cambio del ritiro israeliano ai confini del 1967 e la creazione di uno Stato palestinese.

La settimana prossima Obama sarà in Medio oriente (Arabia saudita e Egitto). Anche il suo emissario, George Mitchel sarà nella regione il 7 giugno.

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