20/08/2007, 00.00
INDIA
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Nucleare Usa, India rischia crisi di governo

di Nirmala Carvalho
I partiti di sinistra della coalizione al potere insistono per “fermare l’applicazione” dell’accordo nucleare con gli Stati Uniti. L’opposizione parla di elezioni. Ma il premier Singh ribadisce: si tratta di un accordo “storico” ed “essenziale” per il Paese.

New Delhi (AsiaNews) – L’accordo con gli Stati Uniti per la collaborazione nel settore nucleare, raggiunto 3 settimane fa dopo oltre un anno di trattative, rischia di innescare una crisi di governo in India. La legge prevede che per gli accordi internazionali sia sufficiente la ratifica del governo, ma i partiti di sinistra del Gabinetto si oppongono all’accordo che conferirebbe troppa influenza agli Stati Uniti sulla politica estera indiana. Intanto l’Alleanza democratica nazionale, principale gruppo d’opposizione, valuta la presentazione di una mozione di sfiducia contro il governo e si dice pronta ad elezioni.

Il premier Manmohan Singh insiste che è un accordo “storico”. Dice che il “potere nucleare [civile] è essenziale per la nostra sicurezza energetica, se vogliamo essere una potenza mondiale” e che “in un mondo globalizzato” anche per gli Stati Uniti è essenziale “il rapporto con l’India”.

Il Partito comunista marxista indiano (Pcmi), però, si oppone all’accordo che ritiene parte di un’alleanza strategica con Washington, anche politica, economica e militare, che avrebbe “conseguenze negative per l’indipendenza della nostra politica estera, per la sovranità e gli interessi economici della popolazione”. Incontri frenetici e prolungati durante il fine settimana non hanno risolto il contrasto, nonostante la proposta del governo di istituire una commissione per discutere i dettagli dell’accordo. Prakash Karat, leader dell’ala di sinistra del Pcmi, insiste che “il governo deve prima dire se è favorevole a non portare avanti l’esecuzione dell’accordo”. Ha comunque aggiunto che non verrà meno il loro sostegno al governo. Gli alleati di governo rispondono che di questo non c’è traccia nell’accordo sul nucleare e che già in passato l’India ha saputo resistere alle pressioni estere. C’è speciale rifiuto per il previsto incontro con l’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Iaea) di cui l’India non fa parte non avendo approvato il Trattato per la non proliferazione nucleare.

L’accordo prevede, tra l’altro, la fornitura all’India di carburante nucleare per i prossimi 40 anni e gli Stati Uniti si impegnano a proseguirla anche se venisse meno la collaborazione. L’accordo può spezzare l’isolamento indiano nel campo nucleare: la scorsa settimana l’Australia ha deciso di vendere uranio all’India, sovvertendo una consolidata politica di non farlo con chi non ha firmato il Trattato di non proliferazione.

Analisti osservano che quella in corso è tra le più gravi crisi dalla nascita dell’attuale maggioranza nel 2004, che pure ha visto frequenti contrasti tra i comunisti e gli altri partiti. Aggiungono che l’India è la maggior democrazia dell’Asia e uno Stato di lingua inglese con una popolazione giovane, per cui può essere un “alleato strategico” per gli Usa, e che a propria volta può trarre benefici da una collaborazione con Washington in un mondo che non è più bipolare. Al contrario, il rifiuto dell’accordo potrebbe portare all’isolamento internazionale del Paese. Gli Usa si rifiutano di vendere materiale o tecnologia nucleare al Pakistan, che pure è un Paese alleato, perché temono ne faccia uso bellico. Al contrario, Islamabad è rifornita di armi dalla Cina, tradizionale antagonista di New Delhi.

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