07/07/2006, 00.00
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Nel nome di Confucio la rinascita della lingua e della cultura cinese

Un progetto governativo di miliardi di dollari serve per diffondere la lingua cinese all'estero e la cultura confuciana in patria. Per salvare la Cina dalla crisi dell'ideologia comunista.

Pechino (AsiaNews) - Si è svolta ieri a Pechino la prima conferenza degli istituti Confucio, per la promozione nel mondo della lingua e della cultura cinese. Davanti a 400 persone di 38 paesi diversi, il consigliere di stato Chen Zhili ha sottolineato che gli istituti Confucio servono non solo per apprendere la lingua e la cultura, ma anche per avere "una visione più chiara della Cina moderna". All'incontro è stato annunciato che presto altre sei sedi dell'istituto saranno aperte in Gran Bretagna, Germania, Serbia, Portogallo, Bielorussia e Spagna. Il primo istituto Confucio è stato fondato a Seoul nel novembre 2004 e a tutt'oggi esso è presente in 36 nazioni.

Il progetto Confucio data dal 2002, quando il governo ha deciso di diffondere la lingua e la cultura cinesi nel mondo, promuovendo lo studio della lingua e offrendo "testi autorevoli e insegnanti di qualità".

Grazie all'importanza della Cina nel mondo internazionale gli studenti stranieri di lingua cinese crescono sempre più. Ormai negli Stati Uniti e in Corea del Sud il cinese viene studiato anche nelle scuole elementari. Un dato significativo: nel '91 vi erano solo 2 mila persone che studiavano cinese a livello più alto (proficiency); nel 2004 ve n'erano 90 mila. Secondo Xinhua nel mondo vi sono circa 30 milioni di stranieri che studiano cinese.

Il progetto del governo vuole promuovere non solo lo studio all'estero, ma anche diffondere le idee del grande filosofo in patria. A questo scopo, nel 2002 il governo ha stanziato ben 10 miliardi di dollari. Il desiderio di mostrare un volto noto alla cultura mondiale, la crisi della moralità e dei valori spirituali nel paese, la ricerca di identità ha fatto puntare tutto sul filosofo del V secolo a. C., sulla moralità da lui predicata,  soprattutto la pietà filiale, l'obbedienza alle autorità, il sacrificarsi per il clan.

La nemesi è che sia proprio il governo comunista a riportare in luce un filosofo che Mao ha tentato in tutti i modi di distruggere e che la Rivoluzione Culturale ha giudicato un simbolo della "arretratezza feudale".

Fra gli accademici cinesi, non tutti sono d'accordo sul revival del grande filosofo. Per il prof. Kang Xiaoguang, forte sostenitore del revival, la filosofia di Confucio dovrebbe essere seguita dal Partito in Cina, ma anche dall'Onu. Negli ultimi anni molti slogan del presidente Hu Jintao (come "società armoniosa"; "dedicare se stessi agli interessi del pubblico"; ecc..) sono tratti da Confucio.

Per altri, il confucianesimo da solo non basta. Il prof. Hu Xingdou, dell'Istituto di tecnologia, afferma che "bisogna integrare i valori tradizionali con aspetti di altre civilizzazioni", quali uno stato di diritti e la democrazia di stile occidentale.  Kang e Hu sono entrambi d'accordo che la Cina è a un livello preoccupante di aridità spirituale e di moralità.

Sulla scia della pubblicità a Confucio, lo Shandong ha deciso di lanciare una serie di servizi per attirare più turisti a Qufu, dove è la patria del grande filosofo.

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