08/09/2005, 00.00
VATICANO - SINODO - CINA
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Mons. Wei Jingyi (Scheda)

Mons Wei Jingyi, 47 anni, è stato ordinato nel '95 vescovo di Qiqihar, nell'Heilongjiang, una delle diocesi più a nord della Cina ed è fra i più giovani vescovi della chiesa clandestina. Di lui è nota la fedeltà al legame col Papa e l'impegno evangelizzatore. Per questo mons. Wei Jingyi ha subito 4 anni di lavori forzati, nell'87-'89 e nel '90-92. Per un certo periodo è stato anche Segretario della Conferenza dei Vescovi sotterranei, nata negli anni '90 e subito disgregata da un'ondata di arresti.

Il 5 marzo del 2004 mons. Wei è stato arrestato all'aeroporto di Harbin (Heilongjiang). Il giorno successivo alla notizia dell'arresto il dott. Joaqin Navarro-Valls, Direttore della Sala Stampa della Santa Sede, ha rilasciato ai giornalisti la seguente dichiarazione:

"La Santa Sede ha appreso con preoccupazione e tristezza la notizia, trasmessa dalle agenzie internazionali, dell'arresto in Cina di un Vescovo cattolico nella regione dello Heilongjiang.

Qualora esistessero capi d'accusa a carico del Vescovo arrestato, dovrebbero essere resi pubblici, come avviene in ogni stato di diritto. La Santa Sede, da parte sua, non ha alcun motivo di dubitare dell'innocenza del Presule".

Dopo la dichiarazione – una delle prime volte in cui la Santa Sede ha fatto sentire la sua voce a proposito di vescovi e cristiani perseguitati in Cina - Pechino ha subito negato che il vescovo Wei Jingyi fosse in prigione e ha affermato che il prelato si trovava "solo in stato di fermo" perché "sospettato di essere andato all'estero in modo illegale". Fonti di AsiaNews in Cina confermarono invece che il vescovo era tenuto in prigione ad Harbin.

Il portavoce del Ministero degli Affari Esteri Liu Jianchao, durante la conferenza stampa settimanale, aveva dichiarato che "gli organi della Pubblica Sicurezza non hanno preso nessuna misura restrittiva contro di lui [il vescovo Wei Jingyi]" e che "le voci riportate non corrispondono ai fatti".

Il prelato viene infine liberato il pomeriggio del 14 marzo. Secondo fonti di AsiaNews in Cina, la subitanea liberazione è dovuta anzitutto alla pronta reazione del Vaticano. Proprio in quei giorni all'Assemblea Nazionale del Popolo si stava discutendo sull'introduzione nella costituzione cinese dei termini "libertà di fede" e "protezione dei diritti umani". La liberazione tolse dall'imbarazzo il governo, che viene spesso criticato di affermare cose in teoria senza attuarle in pratica. La diocesi di Qiqihar, evangelizzata dai missionari betlemiti svizzeri agli inizi del '900, conta oggi oltre 70 mila fedeli cattolici e decine di preti e suore.

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